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Sangue del mio sangue

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Sangue del mio sangue

di mck
8 stelle

…una donzella fuora / del proprio albergo uscì...

 

* * * * ¼  -  8 ½
 
Se l'obiettivo è rivolto sempre verso sé stessi non si vedrà altro che nulla.
Mario Dondero (1928-2015)
 
I. Sinossi ( Basta Mai! ).

XVII° secolo, suppergiù, in quel di Bobbio, tra i Visconti e i Dal Verme pseudopodica propaggine a feudo monastico della serenissima provincia repubblicana genovese, comune crocevia oggi cinto emiliano sotto l'egida dello spartiacque piacentino, per un pelo non lombardo a sentire afror di basilico oltre il Turchino e lasciar le proprie acque trebbiesche raggiungere la pianura padana, e quelle sole. 

 


Per l'occasione ospitato a pensione dalle sorelle Pelletti ( Alba Rohrwacher e Federica Fracassi ), anzitempo zitelle, “Don” Federico Mai ( Pier Giorgio Bellocchio ), praticante il mestiere delle armi ma stanco di fare il soldato e ormai ripudiante la ripugnante pugna per conto terzi, in missione volt'a difendere la memoria e l'onore del fratello gemello Fabrizio, prete-frate-don, per conto della castigata salute materna a entrambi dopo che le spoglie mortali dell'uomo, toltosi la vita d'inequivocabile suicidio autografo per stregato amor di Benedetta ( Lidiya Liberman : la cui bellezza farebbe ri-convertire all'istante qualsiasi angelo caduto e spingerebbe al peccato veniale se non capitale qualsivoglia cherubino alato ), una suora-monaca del convento di Santa Chiara accusata d'aver stretto patto col satanasso principe del male demoniaco, ché altrimenti non avrebbe spiegazione l'insano gesto in tal modo emendabile, son prossime per questo a rimaner sepolte via ordini ecclesial-tribunalizi superiori nella terra sconsacrata del cimitero degli asini, lontano dalla cattedrale, tra ladri ed assassini non protetti da tonache e sai, finisce per l'innamorarsi anche lui, di lei.
Il capro ( corna e zoccoli ) espiatorio viene murato vivo, l'onore del morto, della moribonda e del notabile è salvo.
Passa il tempo. Giunge il tempo.

 


Federico, il superstite dei mortiferi amanti, il non-suicida, il meno mielosamente melodrammatico [ che tradirà Benedetta - con le sorelle ospit(ant)i(lo) - per placare i bollenti compromettenti spiriti prim'ancora di (mai) possederla ], vive abbastanza da impiastricciarsi tutto con la porpora cardinalizia ( Alberto Bellocchio ), e assistere al miracolo, morendo.
L'incantesimo è compiuto, la favola è finita.  

 

( "Hadewijch" - Bruno Dumont - 2009 )


Alba del XXI° secolo, Bobbio [ P(.)C(.I.), e i suoi Quaderni ( terzo fratello ) ].

Roberto Herlitzka e Toni Bertorelli si contendono gli avanzi ammuffiti del paese, le macerie svettanti sopr'al caracollante sfacelo, le rigaglie e i lacerti intessenti il dissesto in deliquio collassante ch'è l'impronta di un vuoto pneumatico, la mota dell'eterno presente italico in coma etilico a cui la nazione s'è ridotta. 
Non si sono accorti che la finestra della cambusa-studiolo-sarcofago è rotta e dalle brecce entrano i rigogliosi viticci delle vigne, i mari di spighe dei campi e le propaggini invasive della foresta. 

 


II. Prammatica ( l'Amor che Muove ).

Bellocchio piega il proprio sapiente gusto registico e il suo insorgente formalismo significante alle esigenze altre, libere e selvagge, di un corpo più esteso, uno e trino

{ il suo [ nelle imago dei figli - Elena ( “Sorelle Mai” ) e Pier Giorgio ( “la Balia”, “Buongiorno, Notte”, “Vincere”, “Bella Addormentata”, “In Treatment”, “E' Stato il Figlio” ), e del fratello ( Alberto ) ], quello del paese natio, della Casa ( Bobbio, la Val Trebbia ), e quello del Paese Italia },

lo declina (as)second(and)o le necessità di una Commedia sarcastica e scopertamente, volutamente ingenua ( cosa, questa, che non riesce a molti, per esempio non a P.Sorrentino e R.Andò ), portando a compimento un'idea di cinema artigianale e sapiente, inteso e sentito come lavoro, o, meglio, come – ancora - mestiere : è quel che fa ( Fare Cinema, per l'appunto : una scuola, un intento, un'esortazione, un impeto ) raccontare storie : e si, è autofiction

[ il fatto che se ne possa abusare non implica - la critica in tal senso sarebbe orba e miope tanto quanto misera -, come ''diretta'' conseguenza, che non vi siano autentici capolavori, grandi ( Jonathan Lethem ) e piccoli ( Fredrick Sjöberg ), alberganti lungo il canone di questo (non)genere letterario ],

se pur parziale e mascherata da circostanze impellenti ed occorrenti contesti quali lo scatafascio sublime che grandina ogni giorno rimpallandosi tra le procure e le redazioni, le sacrestie e i brainstorming tra account e copywriter/artdirector, ma è quanto di più cosmopolita possa dirsi, perché se Bobbio è il Mondo, tutto il mondo è paese.

Una nota di merito a tutti gli altri attori : Fausto Russo Alesi, Alberto Cracco, Bruno Cariello, Ivan Franek, Patrizia Bettini, Elena Bellocchio, e l'immancabile, meraviglioso Gianni Schicchi.  

 


III. Grammatica ( Rosa Ros(a)e Rosae, Spina! Spine! Spine!!! ).

Bivalentemente la dicotomia spinta e perorata percorre carsica [ il film è stato ''ritualisticamente'' girato in tempi diversi - ''come'' ( e pongo il termine tra virgolette ) “Sorelle Mai”, con l'aiuto degli allievi del corso “Fare Cinema” della scuola/progetto di formazione legati al Bobbio Film Festival - e nello stesso luogo di sempre : i Pugni in Tasca, Vacanze in Val Trebbia, Sorelle (Mai) ], tutto l'impianto del film per poi affiorare in geyser di scarnificata ingenua retorica : dopo le tragedie ridicole in odor di laica santità favolistica, siamo alle comiche finali.

 


Altra santa trinità tecnico-artistica : Daniele Ciprì, Francesca Calvelli ( e Claudio Misantoni ), e Carlo Crivelli ( più le scenografie di Andrea Castorina e i costumi di Daria Calvelli ).
Daniele Ciprì scrive la ''solita(mente)'' sorprendente cinabro-fuligginosa e saturo-pastosa fotografia caravaggesca chiaroscurante (♦), un eterno ''dietro le quinte'' della Storia trafitto da lame di luce, che quasi raggiunge l'estasi di un'ortografia dei volti : ogni ruga una affluente, ogni occhio uno specchio lacustre, ogni lacrima un emissario, ogni gota un anfiteatro morenico.
Francesca Calvelli compone un montaggio lineare attraverso il quale lascia cadere gocce di classicità che raccolgono la retorica dei colpi di scena [ sia sintattico-retorici ( la moglie del conte riassorbita dalla piccola clca alcolica ) che retorico-rivisitati ( il conte che s'abbandona proprio lì, in quel punto della scalinata dove balugina la luce, ma ce ne viene mostrata solo la fine avvenuta ) ].
Carlo Crivelli dipinge una partitura “facile e invadente” [ come rileva nella sua semplice e non invasiva ( non è un merito ) recensione Goffredo Fofi su Internazionale ], ed è un merito : irrompe tra i piani temporali e - ottimamente inserita si può pensare già dalla fase di stesura della sceneggiatura per poi trovare il proprio disegno completo (¹) in sala di montaggio - li unisce.

Poi, con la stessa forza che “Shine On You Crazy Diamond” (Gilmour, Waters, Wright) riservava al collasso ( di facciata ) del compromesso storico ( dalle solide fondamenta ) irrompendo sulla carrellata dei materiali di repertorio ai funerali ( dello Stato ) di Aldo Moro in “Buongiorno, Notte”, ci penserà “Nothing Else Matters” dei Metallica, proposta dal coro belga di voci femminili Scala e Kolacny Brothers ( originale e cover anch'esse stra-abusate : “Zero Dark Thirty” etc…), a chiudere un/il cerchio.

 

Non prima di trasmigrare attraversando il Ponte di Perati fu Bassano dalla WW1 alla WW2, incarnandosi (Nuto Revelli) in “Pietà l'è Morta”, dalla meglio gioventù-la melo zoventù-la miei zoventùt pasoliniana che va sotto terra ( chi fa la guerra quasi sempre e malvolentieri non è chi la guerra vuole ) a quella di 100 e poi 70 anni dopo che la ricorda.

 

Tutto ciò in assonanza con i momenti similari presenti in “Buongiorno, Notte” ( Fischia il Vento, Urla la Bufera )

 

e in “Sorelle” ( Partirò, Farò Partenza ),

 

il mediometraggio che porterà a / si compirà con “Sorelle Mai”.

E ''proprio'' come Aldo Moro, quella faccia che era (²), lei prende e se ne va.

IV. Intermezzo. Note.

(¹)
“ Per quanto bravi possano essere i nostri migliori compositori, non sono certo un Beethoven, un Mozart o un Brahms. Perché usare della musica che è meno valida quando c’è una tale quantità di grandi musiche per orchestra, del passato e della nostra stessa epoca, che si possono utilizzare ? ”

Stanley Kubrick su Alex North a proposito di “2001: a Space Odyssey”

Ecco perché, ogni volta che ripenso a “Sangue del Mio Sangue”, laicamente e paganamente, non posso non riandare con la memoria timpanica al “Lamento della Ninfa” dell'VIII° Libro dei Madrigali, “Guerrieri, et Amorosi”, di Claudio Monteverdi, 1638, qui nell'esecuzione ad opera del Concerto Italiano di Rinaldo Alessandrini, del 1998 ( Soprano : Rossana Bertini ) :  

 

(²)   
[...] Io, se fossi Dio,
quel Dio di cui ho bisogno come di un miraggio,
c’avrei ancora il coraggio di continuare a dire
che Aldo Moro, insieme a tutta la Democrazia Cristiana,
è il responsabile maggiore
di vent’anni di cancrena italiana.
Io, se fossi Dio,
un Dio incosciente, enormemente saggio,
c’avrei anche il coraggio di andare dritto in galera,
ma vorrei dire che Aldo Moro resta ancora
quella faccia che era. [...]    

Giorgio Gaber e Sandro Luporini – Io Se Fossi Dio – 1980

 

(♦)

( Roberto Ferri - "Sigillum" - 2013 - olio su tela )

V. E per 5 volte s'apre il portone ( e una volta, sola, bastante, soffia il mantice ). 

Film lucido, scarnificato, non-morto : finalmente...una Commedia !
Ché : E' sempre tempo di una Commedia !
Quella che non è del tutto ( notare l'ambivalenza di questo ''del tutto'' ) riuscita ad Umberto Eco col suo pedissequo, allucinante "Numero Zero".
Non solo nella seconda parte, dove Filippo Timi si riduce ( volontariamente, consapevolmente ) a macchietta dopo l'impersonificazione del Corpo del Capo in “Vincere!”, ma pure nella prima : vedere per credere, e a ciò basti la scena

( così...oddio si...simpsoniana : da "la Paura fa Novanta n.VIII - Easy-Bake Coven, 1649 d.C.", stag. 09, ep. 04 : 

 

"Ecco come funziona il processo : tu inforchi la scopa e noi ti spingiamo giù dal precipizio" -"Cosa??" - "Beh...non ho finito! Se sei innocente precipiterai verso un'onorevole morte cristiana, se invece sei la sposa di Satana...sicuramente volerai sulla tua scopa verso la salvezza. A quel punto dovrai tornare qui per la tortura e la decapitazione..." - "Duro, ma giusto!" )

della ''prova'', della subacquea ordàlia "falsata" (ovvio è che quelle catene non sarebbero, mai, bastate a tenerl'a fondo contro la sua Volontà) :

 

VI. Non Mi Tormenti Più ( la Disperazione è Imperdonabile ).

Che senso avrebbe la felicità eterna, il sempiterno piacere e appagamento, senza la sofferenza terrena? Ciò vale per la monaca quanto per il conte, per l'equatoriale fanciullo kwashiorkorico come per il Re Sole. Stronzate. Ogni tanto serve ribadirle, occorre correre il rischio di ricevere gli sputacchi dei malbenpensanti.

Ed è inutile chiedere per chi suonano le sirene e lampeggiano le luci ( parafrasi in minore de “il Caimano” ) : suonano e lampeggiano per noi.
Anzi, via, per voi.
Ma si, dai, per loro.

Ci salveranno le cameriere.
Sempre pensato fosse così.

 

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