Regia di Mac Carter vedi scheda film
Una classica storia di fantasmi, di certo non nuova ma raccontata in maniera originale e confezionata in un film dalla solida struttura. Qui horror e melodramma viaggiano a braccetto, per raccontarci una metafora, ovvero che il Paradiso può attendere ma non l'Inferno, se evocato incautamente...
La famiglia Morello, composta dal dentista Franklin (Carl Hadra) e dalla pediatra Janet (Jacki Weaver), si trasferisce in una enorme casa, assieme ai suoi tre figli. Da quel momento ogni tipo di sciagura perseguita i nuovi ospiti della dimora. Nell'ordine il primogenito, Matthew, muore in un incidente stradale, seguito dalle sorelle Kate e Hilary, rispettivamente una affogata in piscina e l'altra impiccatasi nel bagno. Franklin, turbato e sul limite della follia per lo straziante dolore, tenta di mettersi in contatto con gli spiriti dei figli facendo uso di un particolare congegno elettronico. I fenomemi EVP (Electronic Voice Phenomena) ovvero le sintonizzazioni "radio" di voci dall'Aldilà, danno esito positivo ma sono anche fonte di un ulteriore decesso. Rimasta sola, Janet vende la tenuta alla famiglia Asher, composta anch'essa da marito, moglie e tre figli, della stessa età dei precedenti inquilini. In particolare il maggiore, Evan (Harrison Gilbertson), incontra nel bosco la giovane Samantha (Liana Liberato): una ragazza problematica per via di una situazione familiare degenerata, con padre alcolizzato e manesco. I due ragazzi, legati subito da profonda attrazione, scoprono la scatola con l'apparecchio utilizzato da Franklin per attuare la metafonia, e giocandoci evocano spettrali entità che prendono possesso prima dell'ambiente, poi dei loro giovani corpi.
"Ogni storia di fantasmi comincia con una casa e una tragedia. Chiamatelo un disgraziato e contorto destino, chiamatelo l'ira di Dio, non importa come lo chiamate. Tutto quello che so è che li prese tutti, li prese tutti ad uno ad uno. Il silenzio aveva una voce che diceva: 'Quelli con la grazia di Dio, si nascondino'." (Janet, prologo)
Notevole esordio in regia per Mac Carter, cineasta americano qui alle prese con il classico testo della casa infestata, quindi costretto a muoversi nel terreno minato della ripetitività. Per fortuna sceglie un tipo di approccio serioso e particolarmente malinconico, annunciato dagli stupendi dieci minuti iniziali, duranti i quali viene riassunta l'intera genesi della "Maledizione dei Morello". L'uso di una tecnica visiva vintage, caratterizzata da una fotografia slavata e dall'inserimento di diapositive in bianco e nero, è estremamente funzionale alla sintesi, ben espressa con voce over dalla superstite di casa Morello, la sventurata Janet (ma il colpo di coda in chiusa rende conto del perché il maleficio l'abbia colpita a fondo). Poi Haunt si stabilizza per oltre mezz'ora sulla media di un comune horror in stile Amityville, anche se la presenza di un apparecchio che mette in contatto i due mondi (Aldiqua e Aldilà) dona un taglio particolarmente tetro ed originale al film.
Data la scontatezza del plot, più o meno tipica di qualunque haunted house's movie, Mac Carter ha il non comune intuito di valorizzare il look delle presenze ectoplasmatiche (qui davvero mostruose), rendendole impressionanti anche per l'insolito movimento. Movimento che sembra essere disturbato da una patina di trasparente ostacolo, forse dovuto al varco tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Oltre a sapere muovere con grazia la macchina da presa, il regista può anche contare sull'ottimo apporto delle maestranze che hanno curato alla perfezione scenografie e luci. Alla fine, in virtù di questi personalissimi tocchi, Haunt assume una sua identità, vagamente intristita e resa funebre anche per il coraggioso affondo finale dove, a pagare pegno, spetta ad un innocente: che poi è anche il più dolce, altruista, sensibile (e premonitore) animo nobile sulla scena, troppo tardi messosi in fuga dalla agghiacciante dimensione della Morte.
"Mi chiedo, ora, se il ragazzo infestera' quella casa marcia per sempre (...) aspettando l'arrivo di altri con cui condividere la verità. Troveranno la verità, che noi tutti troveremo un giorno. La morte, dopotutto, è la casa dove tutti alla fine tornano. Statene certi. Vedete, ogni storia di fantasmi può iniziare con una casa e una tragedia, ma non sempre finisce allo stesso modo. A volte la tragedia rimane sepolta e alcune case sono più morte di altre." (Janet, epilogo)
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