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Robin e Marian

Regia di Richard Lester vedi scheda film

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La recensione su Robin e Marian

di degoffro
8 stelle

Il più bel film dedicato all’eroe di Sherwood, invecchiato, ingrigito e stanco, ma reso saggio e maturo dalle esperienze nelle crociate, pronto a ritrovare il suo amore del passato per costruire con lei una nuova vita. Dopo la morte di Riccardo Cuor di Leone, (piccola partecipazione di Richard Harris), “Tanto è un bastardo: e noi siamo meglio? Lo serviamo” Robin Hood ritorna, con il suo fedele amico Little John, nella foresta di Sherwood e ritrova i suoi vecchi compagni d’avventura. “Perché sei tornato?” gli chiedono gli amici e Robin risponde: “Non per combattere: sono troppo vecchio per fare una rivolta”. Robin vuole in realtà rivedere l’amata Marian, che, dopo la sua partenza per la Terra santa, si era fatta monaca. “Quando sei partito ho creduto di morire e ci ho provato anche a morire, buttandomi nel torrente: poi un tale che passava lì per caso mi ha portato all’abbazia e sono diventata madre badessa”. Con queste parole Marian racconta ad un incredulo Robin i motivi della sua scelta radicale, decisa, ma forse affrettata e certo non del tutto convinta. “Forse mi sono data alla religione per rabbia: sposarmi a Gesù era il più grande dispetto che potevo farti: cercavo la pace. Ho cercato di morire perché ti amavo: ero un’altra donna. Penso a quello che ho fatto e non ha senso. Mi sono inaridita in tanti anni. Non sono più la tua Marian: non riesco più a immaginare la vita di una volta e non la desidero più.” In realtà ben presto la donna ritrova la grazia della sua giovinezza, e si riunisce al suo vecchio e mai dimenticato amore. La situazione è però resa complicata dalla presenza dello sceriffo di Nottingham che ora agisce agli ordini del sanguinario re Giovanni (un giovanissimo Ian Holm), succeduto a Riccardo, e con il quale la vecchia rivalità e gli antichi dissidi si riaccendono. Robin viene intanto raggiunto da contadini e popolani ansiosi di ribellarsi al re. Fallito un tentativo di intrappolare Robin, inducendolo a recarsi a Nottingham per liberare alcune monache prigioniere dello sceriffo “Robin è innamorato della morte: la cerca, la sfida”, lo stesso sceriffo si attesta in forze di fronte alla foresta di Sherwood. La sfida, pero', si risolve in un duello lungo ed appassionante tra Robin e lo sceriffo che alla fine muore. Robin ferito si esalta, ed incomincia a sognare nuovi e decisivi scontri, ma soprattutto un futuro a fianco dell’amata Marian, la quale però ha progetti decisamente alternativi. Il regista dei Beatles Richard Lester, partendo da una splendida e romantica, nonché originale e atipica sceneggiatura di James Goldman, (Robin non è il solito eroe agile, spensierato e pimpante, amante dell’avventura e del rischio) racconta con nostalgia, affetto e sensibilità una struggente, combattuta e sofferta storia d’amore, “in giusto equilibrio tra demistificazione e pathos, realismo e romanticismo” (Morandini). Ricco di ironia (“Dio è con me”, dice all’inizio Marian a Robin, il quale non può fare altro che rispondere “Era anche con noi: eppure abbiamo preso un sacco di botte”), commovente e tenero senza essere patetico o lacrimevole (“Robin ti prego fammi piangere” e subito dopo lui la bacia), divertente (la fuga di Marian e delle sue consorelle su una carrozza, con conseguente caduta nello stagno, vista la non troppo abile guida della donna), epico (tutto il concitato e teso duello finale tra Robin e lo sceriffo di Nottingham), struggente e disperato nello splendido e tristissimo finale (Robin scaglia un’ultima freccia dalla finestra e dice: “Quando la freccia tocca terra mettici vicini e lasciaci”). Alla riuscita del film certo comunque contribuiscono in modo decisivo le superbe prove di un eccellente Sean Connery e dell’eterna Audrey, al ritorno al cinema dopo diversi anni: la loro perfetta e meravigliosa intesa, i loro sguardi delicati e appassionati regalano al film emozioni autentiche e rare. Da ricordare e tramandare ai posteri la splendida dichiarazione d’amore finale di Marian ad un Robin ormai morente: impossibile trattenere le lacrime.
Voto: 8

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