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Robin e Marian

Regia di Richard Lester vedi scheda film

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La recensione su Robin e Marian

di LorCio
8 stelle

Robin torna dalle crociate. Non è vecchio, avrà quarant’anni (età di tutto rispetto per l’epoca), ma porta i segni delle lotte, nonostante manifesti ancora una certa vivacità nel movimento dello scazzottare. Ritrova Marian, che si è fatta suora. E lo sceriffo, sempre più dispotico. C’è in ballo l’onore, ma anche la necessità di ricollegarsi con un passato mai dimenticato. E l’amore, sottilmente, urla le sue esigenze: non c’è velo che tenga, una freccia che trafigge non perdona. Seppur inserito nella cornice avventuresca di una foresta evocativa, malgrado i combattimenti maturi che sanno tanto di rese dei conti, questo tenero e delicatissimo film di Lester vale soprattutto come commedia melodrammatica. Il resto conta, contano le fughe e le zuffe, le cavalcate e gli agguati: ma contano ancora di più le cromature sentimentali che venano una storia d’amore vissuta sul ricordo e attraversata dall’evocazione dei gesti e delle esperienze, del proprio ieri comune e del momento del distacco.

 

La lontananza ci ha cambiati nell’aspetto, vecchio Robin, forse anche nella nostra visione dell’umanità: ma fondamentalmente restiamo gli stessi. A testimoniare l’impossibilità del dimenticare, bastino la scena del primo incontro (uno schivare forzato per non cadere nelle pericolose ed avvolgenti trappole del sentimento amoroso) e quella finale, la più struggente (a dispetto del presunto elemento mieloso che precede i titoli di coda, con la freccia smarrita nel cielo chiaro), l’attestazione più palese di un qualcosa di etereo che va al di là della vita. E se indubbio è il talento di Lester nell’immortalare una dimensione affettuosamente imprevista, meno scontata è la prova di un adorabile Sean Connery, mentre va oltre ogni elogio la splendida Audrey Hepburn, la cui immedesimazione nell’autunnale Marian pare quasi un’inevitabile tappa del suo percorso artistico.

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