Regia di Lynne Ramsay vedi scheda film
In un bianco e nero magico, a cura e merito della nota direttrice della fotografia Natasha Braier, con Swimmer ci immergiamo (letteralmente) assieme al nostro giovane dinamico nuotatore (di cui scorgiamo quasi per tutti i 18 minuti di durata del corto, solo parte del proprio corpo armonico da sportivo) per partire lungo un breve (a livello di tempistica cinematografica) viaggio acquatico, che tuttavia percorre molti luoghi, attraverso i relativi corsi d’acqua placidi e spesso ameni. Luoghi e, probabilmente, pure epoche, come a percorrere un viaggio onirico nello spazio e nel tempo, in cui al centro dell’azione ripetitiva ed instancabile del nostro atleta, la macchina - appostata poco al di sopra di lui (e della superficie dell’acqua che fluttua burrascosa ed incantevole al turbinio continuo della forza motoria delle braccia) – si interessa a riprendere il contorno vociante che dalle sponde accompagna, incita, incoraggia o comunque cerca di destare attenzione del nostro protagonista.
L’acqua è nera come la notte, ma di un colore scuro austero che comunica purezza, e nulla di inquietante di ciò che potrebbe passare per la mente senza aver preso parte alla visione contemplativa di questo meraviglioso, folgorante cortometraggio.
I sentieri dei fiumi si biforcano tra vedute su campi di grano e canneti pettinati dal vento, lasciando il posto a volte a panorami più accidentati ove la roccia mostra con fierezza e segni di una erosione insistita che trova il suo effetto nei secoli dei secoli, mentre sguardi malinconici di bambini (sempre presenti e focali nel cinema vigoroso, teso e sanguigno della Ramsey, attenta alla dinamica adolescenziale) dalla sponda si dirigono verso i gesti tutti uguali e tutti cadenzati dell’instancabile nuotatore.
Un viaggio ammaliante, suggestivo, quasi tutto ripreso a pelo d’acqua, quello attraverso il quale ci trasporta quasi a cavallo del dorso potente del giovane nuotatore la talentuosa regista di Glasgow Lynne Ramsay, compiuto attraverso un Regno Unito quasi fiabesco, sospeso, bucolico, attraente, nei confronti del quale lo stesso nuotatore viene attratto per un momento a lasciare il suo cammino acquatico, spinto ad immergersi in un mare differente, quello delle foreste e dei boschi. Ma questa sarà una deviazione di breve durata, un percorso tentato ma poi declinato come avviene spesso quando le scelte fondamentali intraprese si rivelano fuorvianti o inutili rispetto al percorso originario fino a quel momento intrapreso.
Oltre l’estetica per secondi fini di uno spot commerciale svenduto al fine della causa, Swimmer coglie l’essenza del viaggio e dell’esodo, del tempo che passa e delle fatiche spesso indispensabili per procedere ad evolvere ognuno lungo il proprio sentiero.
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