Regia di Tanio Boccia (Amerigo Anton) vedi scheda film
Inghilterra, fine XII secolo. Il re Riccardo Cuor di leone è impegnato nelle crociate, così gli Hastings tramano per arrivare al trono; ma il coraggioso Ivanhoe difende il regno, in attesa del ritorno del legittimo sire.
La rivincita di Ivanhoe è una pellicola che va a incunearsi perfettamente fra due filoni all'epoca in declino, ma ancora abbastanza rappresentati sul grande schermo nostrano: il peplum/storico/mitologico e il cappa & spada. Una pellicola, va specificato subito, decisamente spartana in quanto a mezzi e altrettanto dicasi per la messa in scena: ma in fin dei conti il cinema 'di genere' era anche questo, cioè poco budget e tante idee. Qui però le seconde latitano. Amerigo Anton, al secolo Tanio Boccia, è stato un regista molto modesto, da molti ritenuto - certamente sbagliando, pur non di tanto - il peggiore in assoluto mai visto nel Belpaese; fra il 1964 e il 1965 riuscì a licenziare, lavorando alla sua maniera rapida ed economica, sei titoli sei, tutti di simile stampo a parte uno spy movie. Non c'è niente di eccezionale, ma neppure di disastroso in questo film: certo, la resa estetica è appesantita dai dialoghi banalotti, da una narrazione macchinosa, da una regia non proprio impeccabile e dalla prevalenza netta di scene in interni; ciò però significa che le 'colpe' di Boccia/Anton vanno divise con gli sceneggiatori, cioè Arpad DeRiso e Nino Scolaro. Atipica coproduzione fra Italia e Argentina, l'opera vede impegnati nel cast, fra gli altri, Rik Van Nutter, Duilio Marzio, Glauco Onorato, Gilda Lousek, Nando Tamberlani, Furio Meniconi e Renato Terra: valide come seconde linee, pochetto come portata principale per il pubblico. 2/10.
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