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Why Don’t You Play in Hell?

Regia di Shion Sono vedi scheda film

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La recensione su Why Don’t You Play in Hell?

di starbook
9 stelle

Opera del maestro Shion Sono del 2013 che può essere definita come una parodia degli Jacuza-movie in chiave metacinematografica, oppure l'anello di congiunzione tra Truffault e Bruce Lee oppure un grande atto d'amore incondizionato verso il Cinema senza esclusione di colpi ed in cui il sangue scorre a fiumi.

 

Trama sintetica: la consorte del capo del clan Jacuza Muto compie una strage di esponenti del clan rivale (Ikegami) che, bellicosi, hanno la sfortuna di non trovare in casa il patriarca da punire bensì la moglie apparentemente indifesa. La donna, infatti, si dimostra indemoniata e, brandendo un pugnale, compie una sanguinosa strage che farà da preludio ad una sequenza di una bellezza da lasciare senza fiato.

La telecamera inquadra dall'alto il pavimento riflettente colorato di un rosso accecante (mi sono venuti in mente dinamiche alla Brian de Palma) con la piccola che irrompe nella stanza dove si è consumata la 'mattanza' e …. (e mi fermo qua)

Successivamente farà conoscenza del capo del clan rivale, ferito ma non mortalmente, il quale riuscirà a fuggire. La polizia accorsa non può altro che arrestare l'ossessa che, nonostante tenti di convincere gli agenti sulla propria innocenza appellandosi alla legittima difesa, verrà condannata a 10 anni di galera.

In questo lasso di tempo la piccola crescerà con il padre, l'attore Jun Kunimura presente nei principali film giapponesi e coreani degli ultimi decenni, che farà prosperare i propri loschi affari sostituendo provvisoriamente la moglie con la bella attrice Megumi Kagarazaka (nella realtà compagna di Sono).

Trascorsi gli anni in prigione e alle soglie del ritorno in società della moglie il capo Jacuza Muto decide di regalare alla vera moglie l’agognata fama della figlia, diventata con gli anni bellissima, facendola sfondare nel mondo dello spettacolo grazie alla realizzazione di un film finanziato dal Clan stesso.

Mitzuko (il nome della protagonista) aveva già calcato i set da giovanissima  come attrice per uno spot televisivo diventando popolare soprattutto grazie alla sua bravura di cantante del jingle tormentone particolarmente orecchiabile.

Parallelamente a tale storia si fa la conoscenza di un gruppo di giovanissimi, i Fuck Bombers.

Si tratta di giovani cinefili che sognano di realizzare un capolavoro che, nonostante le scarse risorse disponibili, consacrano la propria esistenza alla settima Arte con un estremo giuramento tipico dei Samurai.

Della crew fanno parte il regista svalvolato, gli operatori con telecamera a spalla (i componenti più corpolenti), l’addetto del suono e quello delle luci, ma il vero fiore all’occhiello è la presenza dell’attore votato ad impersonificare il protagonista principale cioè il sosia di Bruce Lee con tanto di tutina gialla con banda nera e come arma, abilmente giostrata, il letale Nunchaku.

I Fuck Bombers, il clan Muto e il clan Ikegami uniranno i propri destini in un finale pazzesco da godere evitando anche il minimo accenno di spoiler.

 

Film grandioso sotto molteplici aspetti, regia curatissima con una perfezione cristallina in ogni inquadratura, attori credibilissimi sia nelle sequenze drammatiche sia in quelle grottesche: a tratti epico, a tratti parodistico, a tratti colto e citazionistico.

Come per gli altri titoli più ispirati del regista la colonna sonora memorabile diventa il sostegno costante e granitico su cui si regge l’intera intelaiatura del film.

Insomma un’opera di Shion Sono ai massimi livelli da godere in ogni singolo fotogramma e soprattutto fino in fondo poiché le sorprese, come sua consuetudine, sono sempre dietro l’angolo.

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