Regia di Katrin Gebbe vedi scheda film
Analizzare un film del genere non è affatto facile. Molte sono le sfaccettature che possono sfuggire ad una prima lettura, ma credo che il nocciolo di questo film sia l'esposizione di due concetti antichi quanto il mondo: il Male ed il Bene in senso assoluto, rappresentati rispettivamente da Benno e Tore.
Un Male espresso in maniera brutale, immotivata e gratuita nei confronti di Tore. Sistematico nel voler demolire e distruggere fisicamente e psicologicamente un essere inerme. Un Male che all'apparenza si propaga più facilmente nel retroterra familiare e non solo. Dimostra una capacità di proselitismo più rapida grazie alla paura e all'esercizio della violenza.
Tore invece subisce ogni cosa sostenuto da una fede incrollabile, sopporta di tutto e di più e rispetto a Benno, nello sviluppo finale dimostra di agire nell'animo in maniera più sottile, sottotraccia. Egoismo di Benno e il Sacrificio estremo di Tore.
Il film della Gebbe nella sua freddezza rappresentativa offre delle scene realmente forti, ma l'elemento disturbante non è nel realismo della messa in scena, tantomeno in ciò che Tore subisce fisicamente e psicologicamente, ma è l'atteggiamento completamente passivo di Tore che, a livello personale, mi ha disturbato maggiormente.
Ho letto qualche accostamento a Martyrs, ma secondo me ci sono profonde differenze. Il Male nel film di Laugier aveva uno scopo, il martire non aveva scelta. In questo film il Male non ha uno scopo preciso ed il Bene opera una scelta estrema di sacrificio. Ben curato nel lato tecnico, molto buone le prestazioni degli attori.
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