Regia di Luca Miniero vedi scheda film
Miniero imbottisce una storia barzellettistica di buoni sentimenti dolciastri e di luoghi comuni datati, e smorza le potenzialità di un volenteroso cast che in altre mani avrebbe reso.
Dai tempi di Totò e Peppino a quelli di Un boss in salotto sembra che a livello di mentalità collettiva non sia mutato niente. Sembra, perché in verità sono cambiate molte cose, solo che il cinema (o almeno un certo cinema italiano asfittico e incapace di reinventarsi) non lo ha fatto con loro. Idealmente, Luca Miniero è un po' l'emblema di questo cinema. Regista e autore della sceneggiatura, Miniero imbottisce una storia barzellettistica di buoni sentimenti dolciastri e di luoghi comuni datati (non solo sulla contrapposizione Nord-Sud; anche su mafia, famiglia e losca imprenditoria), e smorza le potenzialità di un volenteroso cast che in altre mani avrebbe reso, piegando Paola Cortellesi, Angela Finocchiaro ed Ale (il cui collega Franz compare in un cammeo) ad una irritante flessione veneta, e soprattutto Rocco Papaleo ad infilarsi un gatto morto (finto) nelle mutande. Ma Luca Argentero in versione "casalingo disperato" è praticamente un insulto al Jack Lemmon di La strana coppia. Da raccapriccio il segmento della cena, con la Finocchiaro sporca di sugo e Papaleo avvolto in un tappeto.
Inframmezzate alle musiche di Umberto Scipione, citazioni musicali più o meno fastidiose.
Film MEDIOCRE (3) — Bollino VERDE
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