Regia di Luca Miniero vedi scheda film
Il regista Miniero ormai torna (o rimane?) a percorrere il filone tematico del pregiudizio culturale di tipo territoriale, senza arrivare agli insulti da curva (e quindi riconoscendogli una certa temperanza linguistica), ma pur sempre all'interno di un sistema basato sul luogo comune, anzi comunissimo, di cui diventa interprete (abbastanza sacrificato, a parte un paio di scene iniziali) il simpatico Papaleo. Si cerca però di insaporire la nota minestra con un po' di sale legato alla vicende di Cristina (alias Carmela) che non ha un mestiere e non lavora, ma pretende dalla sua famiglia il massimo rendimento: dal marito entrate salariali e scalata sociale, ma anche nel loro piccolo dai figli, come per esempio l'essere in prima fila al balletto di fine-anno per la piccola Fortuna o, più che il bel voto, dall'adolescente Vittorio una sua amicizia coi compagni di scuola figli della città-bene... La presenza a tratti ingombrante del fratello, in attesa di giudizio per associazione a delinquere di stampo camorristico che sceglie la casa di Cristina (alias Carmela) come residenza per gli arresti domiciliari, servirà per fare da contrappunto al suo egocentrismo e a ridare alla famiglia una visione più equilibrata fra l'essere e il voler essere. Commediola guardabile (c'è anche di peggio nel periodo) , ma evanescente con personaggi presentati come macchiette, difetti di sceneggiatura e un sapore finale di inconsistenza che alla fine determina il mio voto insufficiente.
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