Regia di Stefano Calvagna vedi scheda film
Il sonno dei film genera mostri. Forse anche per questo, un gruppetto di ventenni, con la bella pensata di chiudersi di notte in un multiplex, tanto per vedere l’effetto che fa, finisce nelle grinfie di quella che una volta si chiamava maschera. Un pazzo ossessivo e compulsivo che riconosce gli spettatori da come vanno in bagno e usa la torcia elettrica come una clava. Storia di genere, dunque, quasi che Stefano Calvagna, meno di lotta e più di governo rispetto alla militanza dei film precedenti, si fosse preso una vacanza dai calvari suoi e del mondo che lo circonda. Più diretto di Zampaglione, meno naïf dei Manetti Bros., qui Calvagna fa i conti coi Demoni, nel senso di Argento e Bava, mentre sullo schermo scorrono scene da Fatal Frames. Fotogrammi mortali, ex scultissimo da Dylan Dog Horror Fest, con cast pazzesco che andava da Alida Valli a Giorgio Albertazzi. Calvagna fa di necessità virtù, gira negli stessi multiplex che gli stanno concedendo visibilità, “nonluoghi” al neon che nelle dinamiche horror si assimilano ai supermercati romeriani dove tutto può succedere, anche se si capisce che il teen-horror non è per lui il migliore dei mondi possibili. Si concede un cameo, svolazza con la steadycam, e la sua truppa di giovani facce è volenterosa, con la lucida follia di Jacopo Troiani e la malizia di Laura Adriani mentre Federico Palmieri, portiere di notte alla Balagueró, è fratello coltello del César di Bed Time.
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