Regia di Neil Burger vedi scheda film
Il successo di Hunger games (2012) ha contribuito ad aumentare la produzione di pellicole concettualmente analoghe e Divergent è quanto di più similare si possa trovare sul campo.
In materia, si è visto decisamente di peggio, ma la sensazione predominante è che si potesse osare molto di più.
In un futuro temporalmente indefinito, l’equilibrio sociale è stabilito con la divisione degli umani in (cinque) fazioni con diversi incarichi e una scelta di appartenza da esercitare individualmente da adolescenti e non legata alle proprie radici.
Beatrice, in seguito Tris (Shailene Woodley), sceglie di cambiare vita entrando a far parte degli Intrepidi, ma in realtà si accorge presto di essere divergente e quindi di non essere catalogabile.
Questo aspetto la mette in pericolo visto che chi rientra in questa categoria è considerato pericoloso e sarà chiamata a bruciare le tappe in fatto di maturazione per sopravvivere tanto più quando scopre che qualcuno sta congegnando un piano per rovesciare le gerarchie.
Punto di partenza per una nuova saga distopica, Divergent si avvale in apertura di un inquadramento futuristico piuttosto azzeccato, purtroppo poi costantemente aggiornato e risolto senza correre eccessivi rischi.
Discretamente confezionato, Neil Burger si conferma un onesto e diligente mestierante, manca sempre un pizzico di cattiveria in più che, in un panorama di questo tipo, dovrebbe figurare, risultando strutturato in modo sufficiente per generare anche più interesse rispetto alla maggioranza dei suoi competitor, che però, il più delle volte, sono proprio (o ancor di più, se preferite) asfittici (quindi il merito si fa relativo).
Al centro vi è un discorso di sistema, per cui le persone non omologate, spesso con più qualità rispetto alla norma, fanno paura e subiscono per questo ritorsioni degne di una caccia alle streghe, ma questa riflessione lascia per lo più il campo alla necessità di contenere gli elementi che possano scoraggiare il pubblico di riferimento, abituato a esecuzioni omogenee, con risvolti rosa che ovviamente fanno capolino e nel segno dell’improvvisazione (elemento che comporta scarso profitto).
Nel cast, figura una tenace (e sempre più lanciata sulla falsariga di Jennifer Lawrence) Shailene Woodley, nella media la presenza degli altri giovani (forse un po’ meglio Zoe Kravitz), mentre si fa affidamento anche su alcuni big, ma in questo Kate Winslet è l’esempio lampante di come si possano non sfruttare capacità oggettive, con un’inquadramento generale che non richiede/consente spazi di manovra.
Insomma, il panorama non è proprio tra i più stuzzicanti, almeno alla riprova dei fatti, più che altro si giova di paragoni diretti e in fondo ciò che vi è intorno è proposto con una discreta cura, il che gli consente di non finire all’interno delle traiettorie peggiori.
Abbastanza per salvarsi, un po’ poco per evolversi.
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