Regia di Anthony Chen vedi scheda film
La crudeltà incosciente, sconsiderata dell'adolescenza (viziata) si confronta con la caritatevole disponibilità di una umile immigrata filippina in cerca di sostanze per mantenere la propria famiglia lontana. Giunta a Singapore per lavorare come domestica presso la famiglia Lim, Teresa dovrà faticare per guadagnarsi l'amicizia del problematico e viziato figlio unico adolescente della coppia. Tra l'altro la madre è incinta avanzata e tuttavia non può evitare di lavorare per scongiurare una possibilità di licenziamento, visto che presso la sua società non spira un'aria molto serena, mentre il padre, rappresentante di una ditta di vetri, è stato da tempo licenziato (ma nessuno ne è al corrente) e non riesce a trovare un posto alternativo che non sia precario o di fortuna. Alla vigilia della crisi economica del '97 che piegò Singapore e l'area geografica limtrofa, assistiamo alle contese di una famiglia con domestica in cui ognuno ha un segreto anche piccolo da nascondere ed in cui ognuno cerca di avere la meglio sulle problematiche che si trova innanzi, per spianarsi ed assicurarsi un futuro se non roseo, almeno promettente e rassicurante, quando intorno pare che non ci sia più nulla di cui stare tranquilli o sereni. Il rapporto tra Jiale, pestifero ragazzino caratteriale e viziato, e quella brava, anzi santa donna di Teresa, nasce nel peggiore dei modi, col bambino che non perde occasione per mettere in difficoltà ed imbarazzo la povera donna, trattata con una certa sospettosa freddezza pure dai genitori della peste. Poi tuttavia, come succede davvero nella vita, il bambino imparerà a trovare nella donna quell'amica insostituibile, leale che invece tra i suoi coetanei pare non possa esistere. Al momento dell'addio forzato, reso necessario dagli effetti nefasti della crisi sul potere d'acquisto di quella famiglia, ora in dissesto economico come tante altre, sarà un dolore forte per Jiale doverne fare a meno, e le lacrime sgorgheranno sincere e spontanee sul suo volto bambino. Sottile e tenero senza essere mai sdolcinato o inutilmente strappalacrime, Ilo Ilo è un riuscito studio delle psicologie interiori che ci inducono a resistere alle mille difficoltà che incontriamo durante il nostro cammino di vita, quando non possiamo fare altro che resistere ed andare avanti, anche quando tutte le certezze sembrano sgretolarsi davanti al muro granitico e apparentemente invalicabile che ci si para davanti. Presentato alla Quinzaine des Réalizateurs a Cannes 2013, il film si è aggiudicato (meritatamente) la prestigiosa Camera d'Or, il premio che include tutte le categorie presenti al Festival, ma destinato a segnalare tra tutti la migliore opera prima o seconda. Una scelta che condivido e giudico coerente col l'interessante ed intenso film di Anthony Chen.
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