Regia di Jeremy Saulnier vedi scheda film
¡Dispara!
Le malinconiche rovine, le macerie depresse. White trash, contro-aristoi.
Il reduce e l'annuario scolastico:
- Ah-ah-ah-ah! Fooorte. Io l'ho perso, il mio. Oppure gli ho sparato.
Poi:
- Io non ti sto aiutando perchè è una cosa giusta. Anzi, è una cosa orribile.
Jeremy Saulnier, classe 1976, direttore della fotografia per altri (3 film per Matthew Porterfield e 1 a testa per Michael Tully, Brian Savelson e Nate Meyer) oltre che per sé stesso, autore del precedente “Murder Party” e dei successivi “Green Room” e “Hold the Dark” (in attesa di “True Detective - 3” per il quale firmerà la regìa dei primi 2 episodi), scrive, illumina/impressiona/spennella/ e dirige “Blue Ruin” principiandolo in una placida ansa di tempo - sospeso, annullato, fatto passare - dell'in medias res, in attesa - poco prima - che le cose precipitino: e mentre i corpi morti cadono come i corpi morti cadono veniamo a scoprire le ragion(evol)i motivazioni (i prefissi ir- e im- paion pleonastici, ridondanti, superflui) della mattanza.
[Intermezzo (del tutto coincidenziale e coincidente e dovuto al fatto che in questo periodo sto recuperando le cinemato(bio)grafie di John Michael e Martin McDonagh e J.Saulnier).
Quanto (e non c'entrano i legàmi famigliari messi in campo o le malvage azioni compiute) c'importa di:
- il Sergente del Garda Síochána Gerry Boyle: un (bel) po';
- il sicario al suo primo post-incarico Ray: nient'e nulla;
- Dwight Evans: tanto molto.]
Macon Blair (sodale da sempre del regista e presente in tutti i suo film - per “Hold the Dark” ha inoltre curato lo script adattato il romanzo di William Giraldi - oltre che in “the Florida Project” e Logan Lucky”, riservandosi un cameo nel bel “I Don't Feel at Home in This World Anymore”, il suo debutto da regista/sceneggiatore) è l'one man show dell'opera, e ne caratterizza l'anima, il sentore, il flusso.
Impressionante la (seppur piccola) prova di David Retray (minuscole parti in “the Cake Eaters”, “Side Effects”, “Nebraska”). Chiude il cast principale Amy Hargreaves (“Michael Clayton”, “Shame”, “WonderStruck”).
Montaggio di Julia Bloch (tutto Saulnier - tranne l'esordio - e “the Cold Lands”, “the Fly Room”, “In the Radiant City”, “WoodShock”). Musiche – perfette – di Brooke e Will Blair (l'opera omnia di Saulnier più il film di Macon, loro fratello).
Due famiglie
disarmate di sangue
si schierano a resa.
E qualche cartolina, dal purgatorio. Ogni tanto. Ad accumularsi.
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