Regia di Steven Brill vedi scheda film
Una notte in giallo appartiene alla categoria delle commedie da evitare come la peste. Già il nome di Steven Brill dovrebbe mettere in preventivo allarme (film pessimi come Mr. Deeds rendono arduo ipotizzare una redenzione filmica), ma poi si va oltre qualsiasi fosca previsione, testimoniando una totale mancanza di idee che, oltre a una trama ai confini dell’inesistenza, si ritrova nell’incapacità più assoluta di generare anche la più semplice esecuzione comica capace di strappare un sorriso.
Nell’arco di poche ore, la meticolosa Meghan Miles (Elizabeth Banks) vede crollare tutti i suoi sogni. Piantata dal suo uomo, perde anche la promozione a conduttrice televisiva in un importante network, decidendo di annebbiare la sua nottata tra alcol e sesso con uno sconosciuto, Gordon (James Marsden).
Poco dopo essersi svegliata nel letto dell’uomo, scopre che il posto di lavoro tanto agognato potrebbe essere suo ma finisce per sbaglio chiusa fuori dall’appartamento, senza soldi e auto, dall’altra parte della città. Ha poche ore per presentarsi ai suoi potenziali nuovi datori di lavoro ma attraversare la città, tra prostitute, spacciatori e la polizia che la scambia per una pericolosa criminale, sarà tutt’altro che semplice.
Le belle notizie sono merce rara ma quelle brutte hanno l’abitudine di venire in comitiva. Da quest’assunto prende il via un film povero sotto ogni punto di vista, con il titolo italiano che ci mette del suo, parlando di una notte quando in realtà la maggior parte dell’inghippo ha luogo di giorno e la centralità della disperata rincorsa della protagonista, una Elizabeth Banks strizzata in un vestitino giallo accecante, verte su una passeggiata della vergogna.
Spostandosi da una parte all’altra della città, lo spartito imbastito da Steven Brill si snoda su una concatenazione di equivoci, ma senza polpa attorno all’osso, così che gli incontri programmatici generano giochi di parole dalle dubbie risultanti, a eccezion fatta dell’introduzione in stile paperissima, che comunque è semplicemente una collezione di gag esterne.
A prescindere, anche volendo lasciare da parte l’elevato tasso d’improbabilità, sempre crescente nel suo smisurato accumulo, è lapalissiana la mancanza di verve comica, con i singoli incontri scritti senza appropriate valvole di sfogo, per poi arrivare di punto in bianco all’approdo più scontato (peggio, la variazione scelta è goffa) senza mostrare alcun tentennamento, quando la spia avvisa che è stato raggiunto il minutaggio minimo indispensabile (e per fortuna che non hanno tirato per le lunghe).
In mezzo a una pochezza che lascia esterrefatti, rimane da segnalare un’ardimentosa Elizabeth Banks, comunque alle prese con una situazione irrecuperabile, forzata a passare per prostituta, ballerina di lap dance, massaggiatrice e spacciatrice di crack (sigh), mentre nel resto del cast, privo di talenti particolari, è da registrare l’apparizione di Tig Notaro.
Alla fine, Una notte in giallo è un titolo sventurato, che si perde alla terza svolta, non che prima filasse come un treno, incapace di accompagnare una protagonista lungo un viatico privato di qualunque possibile guizzo, con automatismi risicati e poco funzionali.
Se il piatto piange, il pubblico non ha motivi per ridere.
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