Regia di Steven Brill vedi scheda film
Una notte con Meghan Miles, conduttrice tv alla vigilia di un’assunzione, ma costretta a peregrinare, causa imprevisti, per i quartieri malfamati di Los Angeles. Tradotto: una notte da leonessa tra letti di sconosciuti, sbronze (im)previste, scorpacciate di crack e inseguimenti sui tacchi.
Prelevando elementi da Sex and the City (le due amiche-spalla, l’ossessione per le firme) e dal filone demenziale di Todd Phillips e soci (lo stato di perenni postumi da sbronza), lo scult man Brill confeziona un film senza capo né coda, attorcigliato sull’asse di un unico gag ricorrente (la protagonista scambiata per prostituta) e legato a doppio filo a un personaggio monodimensionale e mononeuronale. Detto che la regia è inesistente - ma nemmeno si pretende altro - a mancare davvero è una sceneggiatura capace di costruire un arco evolutivo della (e attorno alla) protagonista, un mondo da coinvolgere mentre il delirio prende il sopravvento e l’anarchia si sostituisce all’ordine.
Tutto resta uguale, mentre Meghan esce a più riprese dal cinema per entrare nella cattiva televisione, dove l’umorismo è sempre sguaiato e mai incisivo, il ritmo di montaggio soporifero, l’armamentario romantico finto come i suoi baci in primo piano, l’accompagnamento sonoro limitato a quattro accordi buoni per un porno di quarta categoria e l’accumulo di sketch equiparabile all’addizione 0+0=0. Una notte in giallo è una sitcom inerte e dalla durata estenuante, al termine della quale passa anche la voglia di ridere.
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