Regia di Ken Scott (II) vedi scheda film
Quando Steven Spielberg fiuta l’affare, è difficile che un progetto non vada in porto. Così, dopo il successo internazionale del canadese Starbuck - 533 figli e... non saperlo! (del 2011, uscito in Italia nel 2013), il Re Mida di Hollywood ne manda a canestro il remake americano commissionando il progetto alle medesime menti creative dell’originale.
La trama rimane invariata, con il tipico quarantenne Usa a responsabilità zero chiamato a fare i conti con 142 (su 533) frutti di un passato da donatore di sperma che ora tornano a farsi vivi reclamando l’identità del padre biologico. Per il ruolo di protagonista si pesca nel Frat Pack, con Vaughn nei panni calzanti dell’adolescente mai cresciuto, chiamato ad affrontare l’età, una donna incinta e una montagna di debiti. Tutto fila liscio, nel rispetto del buonismo originario e grazie alla saggia scelta di americanizzare (leggi: volgarizzare con scatologie, turpiloquio ed eccessi demenziali) il meno possibile un copione che presterebbe il fianco a cadute di stile a ripetizione.
Il cerchiobottismo politicamente corretto (i figli sono etero e gay, bianchi e neri, studenti modello ed ex tossici, con il colpo basso di un ragazzo disabile), la superficialità dei sottotesti conservatori (fatti passare, al solito, per banali istinti familisti) e un registro che vorrebbe (ma non riesce a) trovare alternative al demenziale nella costruzione dei gag ancorano Delivery Man al terreno di una sottocommedia malincomica dal fiato corto, che emoziona per ricatto e intrattiene con sobrio conformismo.
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