Alla piccola Akiko, cui i genitori hanno raccomandato di lasciare la spiaggia dove sta giocando e di tornare a casa prima del calar delle tenebre, sfugge il cagnolino Leo. Dopo una lunga corsa, la bestiola si rifugia in una vecchia casa isolata nascosta dalla vegetazione. Akiko evita un uomo anziano che le si para innanzi senza parlare, entra nell'edificio e si avvicina a una donna voltata di spalle, immobile di fronte al pianoforte. Chiamata e toccata dalla bambina, la donna, col volto bianco e gli occhi fissi, si volta lentamente e ricade come se fosse priva di vita. Sulle scale appare un vampiro (Shin Kishida) coi denti sporchi di sangue e gli occhi fosforescenti. Diciotto anni dopo, Akiko (Midori Fujita) è una pittrice che vive in una casa isolata su un lago, insieme alla sorella Natsuko (Sanae Emi). Ha messo su tela quello che considera essere stato solo il brutto sogno di una bambina: un enorme occhio spaventoso, nel tramonto infuocato, sopra uno specchio d'acqua oltre la vegetazione. Nella non lontana casa di Kyusaku, un conoscente delle due ragazze, viene consegnata una pesante cassa. Questi la apre e vi trova una bara. L'uomo crede ad uno scherzo, ma è l'inizio di un nuovo incubo.
Note
Secondo dei tre film della trilogia sui vampiri, prodotti dalla Toho e diretti da Michio Yamamoto.
Gli altri titoli sono Vampire Doll (1970) e Evil of Dracula (1974).
La pellicola è internazionalmente nota come Lake of Dracula aka Lake of Death aka Bloodthirsty Eyes aka Bloodsucking Eyes.
La Toho si puo' anche considerare una piccola Hammer del sol levante nel produrre horror a basso costo che tutto sommato si guardano con piacere tanto sono semplici e innocui.I vampiri sono sempre vampiri e anche qui alla fine si finiscono con un palo conficcato nel cuore.Sono ingenui e fa un po' specie vedere queste ambientazioni orientali e trucchi un po' dozzinali.Direi sufficente. leggi tutto
Michio Yamamoto conferisce al mito del vampirismo un’ascendenza psichica e ipnotica, delineando il male prima nel subconscio femminile poi nel tessuto sociale. Canovaccio di partenza sul quale diffondere una regia camp, visionaria e dalle forti suggestioni visive. Cupo e barocco l’incipit di stampo baviano; straordinarie le location lacustri. Bellissima Midori Fujita. Sottostimato. leggi tutto
Michio Yamamoto conferisce al mito del vampirismo un’ascendenza psichica e ipnotica, delineando il male prima nel subconscio femminile poi nel tessuto sociale. Canovaccio di partenza sul quale diffondere una regia camp, visionaria e dalle forti suggestioni visive. Cupo e barocco l’incipit di stampo baviano; straordinarie le location lacustri. Bellissima Midori Fujita. Sottostimato.
La Toho si puo' anche considerare una piccola Hammer del sol levante nel produrre horror a basso costo che tutto sommato si guardano con piacere tanto sono semplici e innocui.I vampiri sono sempre vampiri e anche qui alla fine si finiscono con un palo conficcato nel cuore.Sono ingenui e fa un po' specie vedere queste ambientazioni orientali e trucchi un po' dozzinali.Direi sufficente.
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