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The Dismantling

Regia di Sébastien Pilote vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su The Dismantling

di alan smithee
8 stelle

TFF 2013 - CONCORSO - TORINO 31
"Lo smantellamento" è un film sulla resa, un bilancio inevitabilmente amaro su una scelta ostinata a continuare l'usurante lavoro di allevatore, scelta che ha reso il sessantatreenne Gaby un uomo solo, eccetto la presenza fedele del suo cane e del suo gregge di pecore. Solo, dopo che i suoi due fratelli hanno lasciato la campagna cercando nuove possibilità; solo, dopo che sua moglie lo ha lasciato vent'anni prima, stanca di una vita solitaria di soli sacrifici; solo, dopo che le sue due figlie, Marie e Frederique hanno pure loro abbandonato la fattoria per seguire le proprie attitudini ed interessi. Quando la prima torna dal padre per chiederle un aiuto economico, ecco che in Gaby matura decisa e convinta la decisione finale: vendere tutto e venire incontro alle richieste della figlia. "Noi padri siamo fatti cosi: siamo felici quando possiamo dare qualcosa a chi ci vuole bene". "Non e' la terra che mi ha fatto felice: sono le mie figlie il  mio orgoglio e la mia ragione di vita ed io ho il dovere di venir loro incontro con tutto me stesso": queste piu' o meno le parole di Gaby che rendono spiegazione di una scelta per altri irrazionale ed affrettata, impulsiva e non risolutiva visto che la fattoria risulta gia' impegnata da debiti precostituiti e non in grado di essere venduta per cifre importanti. Le demantelement è il dramma di un uomo che, giunto all'età della pensione, è costretto dalla propria coscienza a mettere in discussione tutte le proprie scelte di vita, a rimettersi in discussione rinunciando a tutto quel poco chengli è rimasto, persino all'affetto del suo cane pastore, troppo abituato agli spazi aperti per poterlo seguire nel modesto appartamento di un moderno palazzone sul ciglio dell'autostrada ove Gaby ha intenzione di andarsi a confinare. Il bravo canadese Sebastien Pilote torna, a due anni dal riuscito Le vendeur, presente pure lui in concorso qui al TFF e da me indicato tempo addietro tra i favoriti al premio, con un film che riprende le tematiche dei bilanci amari e delle delusioni che colgono spesso una umanità stanca di affannarsi proprio nel momento in cui avrebbero diritto di godersi i benefici di tanti sacrifici. Le fatiche della terra non ripagano gli sforzi. L'unico a non aver accettato questo dogma è il povero Gaby, uno sconfitto onesto e leale che non si nega per coloro a cui vuole bene. Gabriel Arcand, fratello del regista Denys, è un Gaby intenso e drammatico che sa emozionare anche senza sciorinare una espressività facciale particolarmemte sviluppata e rende credibile e drammatico il suo personaggio di sconfitto onesto fino alla fine.

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