Film indiano che, visto col mio occhio "occidentale", ho trovato per certi versi bello e interessantissimo, per altri decisamente deludente e inconcludente.
Belle le due perle di saggezza, che meritano di essere citate: "Spesso il treno sbagliato porta alla stazione giusta" e "a volte la via del cuore passa anche per lo stomaco" (o la gola, come preferite).
Interessantissima la faccenda dei lunchbox (ovvero i portapranzo). Molti uomini indiani che lavorano negli uffici mangiano fuori casa, ma non in mense o ristoranti. Consumano in appositi locali il cibo preparato per loro dalla moglie. Fin qui nulla di strano, a volte succede anche da noi. La cosa strana è che questi portapranzo familiari siano preparati quando il marito è già uscito per il lavoro (probabilmente molto prima che il resto della famiglia si svegli), e recapitato in ufficio da un efficientissimo e capillare sistema di fattorini. E, ancora più incomprensibile, che il portapranzo venga riportato a casa sempre dai fattorini e non dal marito.
In questo contesto si sviluppa una storia, nata da un equivoco per cui la moglie pensa che il suo pranzo sia recapitato all'uomo sbagliato. E attraverso questo improvvisato sistema di posta nasce un fitto scambio di bigliettini con un tentativo di tradimento "virtuale" (quello di lei che vorrebbe conoscere il destinatario dei suoi pranzi, che in realtà è davvero suo marito). E, incredibilmente, il marito sta quasi al gioco, inventandosi chissà perché un'altra identità di vedovo ma poi tirandosi indietro al momento di incontrarla.
E il bello è che questa avventura vissuta con la fantasia di giorno attraverso i bigliettini, coesiste con la vita reale in cui l'uomo torna a casa ogni sera come nulla fosse, in una vita che continua a scorrere abitudinaria e apparentemente tranquilla, senza il minimo cambiamento.
Cose davvero di un altro mondo!
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