Regia di Richard Marquand vedi scheda film
Dopo il successo al botteghino per l'Impero Colpisce Ancora (1980), dato il finale aperto, era scontato un terzo film per chiudere le fila del tutto.
Lucas come nel film precedente decide di occuparsi del ruolo di supervisione-produttore di ogni fase dell'operazione, contribuendo questa volta a scrivere la sceneggiatura insieme a Kasdan e affidando la regia a Richard Marquand, dopo non essere riuscito ad ingaggiare David Lynch, David Cronenberg e Steven Spielberg.
Al terzo capitolo di Star Wars, la saga mostra la definitiva evoluzione da prodotto "artigianale" e "autoriale" della New Hollywood, a mero profotto di una catena industriale che sancirà il trionfo del modo di fare cinema e la definitiva consacrazione delle meccaniche produttive del blockbuster; una produzione molto forte ed un regista ridotto a mero esecutore delle direttive dall'alto, in pratica la voglia di Lucas di controllo di tutte le fasi produttive è divenuta patologica, ritornando così alla Vecchia Hollywood, ma senza quel sistema e dei registi di alto livello, così che nel corso degli anni 80' si consumerà la spaccatura tra blockbuster e cinema più autoriale negli USA che per esistere dovrà fare i salti mortali.
Il Ritorno dello Jedi é il capitolo più debole della saga, dove l'originalità lascia spazio alla riproposizione di schemi meccanici quanto telefonati.
Il film si fa più solare nei toni rispetto al precedente film la cui cupezza non venne apprezzata all'epoca, eppure si nota cone qualcosa non va. Il film perde oltre 30 minuti per risolvere la questione Han Solo lasciata in sospeso nel precedente film con una risoluzione molto caciarona (Boba Fet esce di scena in modo ignobile), che subito mette in chiaro come il target sia più basso rispetto al precedente film.
Quando la trama viene esposta, praticamente notiamo come non sia altro che una riproposizione di vecchi schemi (una seconda morte nera), colpi di scena telefonati (parentela di Leia) e una lunghissima sequenza sulla Luna boscosa di Endor dove il film si arena leggermente, impantanandosi con gli Ewoks che i fan della saga odiano molto, poiché visti come essere ridicoli pupazzettosi e utili solo ad abbassare il target.
Il difetto principale quindi è uno svolgimento abbastanza piatto e meccanico, dove i sussulti sono la corsa sugli speeder (che segna un nuovo passo in avanti sugli effetti speciali), la battaglia spaziale finale ed il confronto finale tra Luke, Darth Vader e l'Imperatore.
Non che non ci si diverta o intrattenga quindi alla fine, ma risulta innegabile come il tutto abbia perso gran parte del fascino ed originalità (le location praticamente sono già roba vista in precedenza, deserto o verde lussureggiante). La colpa di queste mancanze non la imputo a Marquand, definito da alcuni fan di Star Wars un cane e non avvezzo troppo agli effetti speciali innovativi della saga (allora territorio sconosciuto o quasi), ma a Lucas che non ha voluto rischiare in prima persona, limitandosi pigramente a giocare sul sicuro investendo di budget tra i 32 ed i 40 milioni, con un incasso totale di 475 milioni, inferiore agli altri due film della saga, ma comunque un incasso mostruosamente alto e naturalmente oscar per i migliori effetti speciali, contribuendo a soffocare la fantascienza adulta al cinema che prima di Star Wars, esplorava temi molto più adulti e che ancora dopo anni è fossilizzata sui soliti 2-3 stilemmi del genere; metropoli urbana caotica o space opera.
Comunque sia, la visione del film è imprescindibile per chi abbia deciso di vedere l'Impero Colpisce Ancora.
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