Regia di Richard Marquand vedi scheda film
L’ultimo capitolo dell’immaginifica e roboante gioiosa macchina da guerra narrativa di George Lucas (qui “solo” produttore e sceneggiatore, con Lawrence Kasdan, colui che ha realizzato quella perla meravigliosa de “Il grande freddo”). Dietro la mdp c’è Richard Marquand, ma cambia ben poco, in verità. Terza puntata della prima trilogia, ha al centro della vicenda il rapporto conflittuale tra Luke Skywalker, sulla via di diventare cavaliere jedi, e Lord Vader, il crudele braccio destro dell’imperatore, il quale si rivelerà suo padre – ma chi ha visto la saga dal primo effettivo capitolo già lo sapeva. Il giovane avverte che in quel malefico alfiere del male tutto di nero vestito batte il cuore di un padre pentito. Intanto muore il maestro Yoda (lacrime!) e sua sorella, la principessa Leila, e il suo futuro cognato, l’avventuriero Han Solo, sono alle prese con l’esercito inviato dall’impero per annientarli. Grazie all’aiuto dei minuscoli e pelosi Ewoks riusciranno a salvarsi. Questo congedo della saga vale soprattutto per l’ultima mezz’ora, così come “La vendetta dei Sith”, il terzo capitolo, che aveva il suo cuore, la sua ragion d’esistere nell’ultima parte. Da quando Luke arriva nella dimora dell’imperatore al fianco del padre, cominciano a nascere le emozioni vere, dovute al conflitto interiore che si agita nei due personaggi, condizionati in modi diversi dal tirannico capo supremo. Tutte le scene che si svolgono lì dentro, la tensione che si respira, l’impennata di suggestioni che si vengono a creare, valgono l’intero film. Che sì, si lascia vedere con piacevolezza, anche perché è l’ultimo della storia e suscita la curiosità di non perdersi nemmanco una scena, pena non capire tutta la faccenda (assai intricata). Certo alcune volte si dimostra prolisso, e ridondante, il fantasioso va spesso in coppia con il ripetitivo. Ma è senza dubbio la parte finale a riscattare tutto, con il rivelarsi del padre Anakin Skywalker-Lord Vader, una delle note più sensibili toccate in tutta l’epopea. Quel pentimento, quel riconoscimento del padre, sì, è una delle più belle viste in questa smisurata storia, l’ultimo poema epico realizzato al mondo.
Epica ed immortale. John Williams al top.
Voto: 7.
Non male.
L’intrepida e temeraria principessa Leila (doppiata da Ottavia Piccolo).
Molto maturato, con più spessore psicologico. Molto bene.
L’avventuriero affascinante e fascinoso che da brio all’opera.
Sta agli ordini di Lucas.
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