Regia di Roberto Minervini vedi scheda film
Roberto Minervini è forse il miglior “nuovo” talento cinematografico italiano. Infatti vive in Texas. Stop the Pounding Heart è girato in una comunità texana suddivisa tra giovani bull rider (i ragazzi dei rodei) e una famiglia timorata di Dio in parte già incontrata nel suo primo lungometraggio, The Passage (2011). Tecnicamente parlando siamo dalle parti del documentario: non-attori che si sono prestati a vivere per un po’ con una troupe leggera al loro fianco, quasi sempre molto discreta e laterale ma a volte, invece, “perlustrante”. La cosa formidabile, in questo secondo caso, è che Minervini e il direttore della fotografia Diego Romero (co-autore anche del soggetto) si sono fatti sorprendere loro per primi dagli avvenimenti, come nella stupefacente sequenza finale della “confessione” di Sara a sua mamma, improvvisa. La realtà accade. Minervini la coglie. Pare Rossellini con lo stile di Malick. Non sembrino paragoni esagerati: in questo film c’è una luce nuova, esaltante. Poi ad affascinare è anche il contesto, certo; rurale bianco sudista dove l’Antico Testamento è ancora preso alla lettera, il dibattito filosofico ruota intorno al calibro delle cartucce e una croce fiammeggiante si contempla come un bel tramonto. Mai nessuna irrisione nel raccontare queste persone, né critica sociale. Il fremito è tutto per Sara, che si innamora del suo giovane cowboy senza che la Bibbia, la madre, il padre o il regista, possano in alcun modo ostacolare i battiti del suo cuore.
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