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L'immagine mancante

Regia di Rithy Panh vedi scheda film

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La recensione su L'immagine mancante

di Baliverna
10 stelle

Originalissimo questo documentario: gli anni e gli eventi legati dei Khmer Rossi della Cambogia ricostruiti con statuine (di legno o di sughero) intervallati da spezzoni di repertorio. Il risultato è un'opera sofferente e sincera, girata da uno che quegli eventi li visse di persona e miracolosamente ne uscì vivo (mentre la sua famiglia fu sterminata).
Prima della presa del potere da parte dei Khmer Rossi, la vita in Cambogia scorreva tranquilla (per come lo permetteva la vicina guerra in Viet-Nam) e la gente viveva decentemente con quel poco che aveva. Nell'aprile del 1975 si scatena l'inferno: le città vengono evaquate dall'esercito dei Khmer Rossi di Pol-Pot e gli abitanti ammassati in immensi campi di lavoro, dove molti muoiono di stenti. L'intellighenzia viene spazzata via (giustiziata o internata), la colletivizzazione forzata non risparmia neanche le pentole, è vietato tenere anche i più irrisori oggetti ed effetti personali, chi si lamenta viene fucilato. Qualunque forma di espressione artistica viene vietata; solo l'arte di regime ha il diritto di esistere. Coloro che avevano promesso la giustizia e la prosperità hanno portato la fame, i lavori forzati, il lavaggio del cervello nei campi di lavoro, le esecuzioni di massa, e in tutto 2,5 milioni di morti su 7 milioni di abitanti. Come sottolinea più volte la voce narrante, Pol-Pot volle mettere in atto le sue idee marxiane di società, rivoluzione, e giustizia costruendo un regime mostruoso di cui ancora oggi la Cambogia porta le ferite purulente.
Lo stesso regista porta molte cicatrici interiori non rimarginate per tutti i cadaveri che ha dovuto accatastare, per i bambini che ha visto morire di fame o denunciare i loro genitori per aver spiccato un mango, per le fucilazioni a cui ha dovuto assistere, e soprattutto per la morte di tutti i membri della sua famiglia. Purtroppo gli unici spezzoni disponibili che il regista ha potuto montare sono quelli dei cinegiornali ufficiali, che naturalmente facevano vedere (o tentavano) lavoratori entusiasti e ben pasciuti, i quali contribuivano agli "enormi progressi" su tutti i fronti che il paese compiva costantemente... Possedere una cinepresa personale era assolutamente vietato, e lo stesso operatore autore di alcuni spezzoni si dice sia stato torturato e ucciso dai suoi compagni di partito per un banale errore nelle riprese.
Gli americani sono quelli che meno si possono sdegnare per la tragedia cambogiana, dal momento che con i loro bombardamenti indiscriminati anche su territorio cambogiano finirono per mettere legna sul fuoco della propaganda khmer, e di fatto per permettere il loro trionfo.
Il film, oltre a presentare un alto valore artistico e ad essere un'ardita scommessa vinta, è un'utile testimonianza storica su un dramma del quale qui da noi si sa molto poco. E' un'opera coinvolgente e impressionante, che ci si porta dietro dopo la visione. Certamente una delle vette del genere documentario.

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