Regia di Jia Zhang-ke vedi scheda film
Il tocco del peccato è un film cinese del 2013 scritto e diretto da Jia Zhang-ke (regista appartenente alla "sesta generazione"; in concorso al Festival di Cannes 2013 dove ha vinto il Prix du Scenario; il film è in parte prodotto dall'Office Kitano, casa di produzione fondata nel 1992 da Takeshi Kitano.
Jia Zhang-ke ha deciso di strutturare il suo film ad episodi, più precisamente quattro:
Nella prima vicenda il protagonista è Dahai (Jiang Wu), un minatore della provincia di Shanxi il quale prova più volte a denunciare il proprio datore di lavoro poichè ha svenduto ad un ricco industriale la miniera del paese. Jia realizza una disamina spietata della società cinese, soffermandosi sul rapido sviluppo economico che ha portato ad un fortissimo divario tra i nuovi ricchi (girano in maserati) e la classe operaia; inoltre il regista critica aspramente i metodi che hanno condotto la Cina ad essere leader politico-economico nel mondo, metodi contraddistinti da violenza e corruzione che portano all'esasperazione l'onesto cittadino, il quale privato da ogni forma di dignità vede nella violenza l'unico mezzo per potersi risollevare.
Nella seconda storia, il regista ci racconta della vita di un giovane cinese, tale San Zhou, killer professionista; qui Jia Zhang-kè analizza abbastanza dettagliatamente la dimensione del villaggio in aperta contrapposizione con la grande metropoli; San ormai non ha più stimoli, il villaggio non offre nulla quindi è perennamente annoiato e non riesce a comprendere il valore della vita per cui uccide quasi per divertimento.
Nel terzo episodio la protagonista è Yu Xiao (Zhao Tao, musa del regista); la giovane donna svolge la massione di receptionist in un noto club. Una sera tuttavia un cliente pretende prestazioni sessuali dalla giovane, la quale privata della prorpia dignità reagisce barbaramente già visto nel primo episodio.
Nel quarto e conclusivo episodio l'autore cinese ci presenta Hui Xiao, giovanissimo ragazzo il quale è costretto a lasciare la famiglia per trasferirsi in una metropoli in cerca di fortuna; il lavoro standardizzato e meccanizzato, l'impossibilità di far carriera e la violenza invisibile imposta dalla società moderna (giovanissimi ragazzi costretti ad abbandonare la famiglia fin da piccoli) producono una dimensione di malessere e sofferenza dove è difficilissimo reagire, e molte volte l'unica via d'uscita è il suicidio.
Anche da un punto di vista tecnico il lavoro di Jia Zhang-kè è sopraffine; ed infatti troviamo una regia di livello contraddistinta da lenti movimenti di macchina misurati e precisi (molte volte in grado di comunicare gli stati d'animo dei personaggi), campi lunghi, carrellate, macchina fissa, il tutto alternato da improvvise esplosioni di violenza alla Takeshi Kitano.
Concludendo Il tocco del peccato è un capolavoro da non perdere e alla fin fine la critica dell'autore può essere tranquillamente applicata anche al nostro paese e ovviamente il tutto non può che spaventarci.
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