Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
Un'opera straniante perché totalizzante.
In Birdman, Alejandro Gonzáles Iñárritu cattura una stirpe umana irrequieta e alle soglie del delirio, i cui animi oscillano, come dei pendoli fuori controllo, fra superomismo e umiliazione, fra patetico vitalismo ed energizzante frustrazione: due comparti a prima vista separati, ma in verità in eterna e dolente crasi. Lo mostra eloquentemente la tragicomica passeggiata in mutande di Michael Keaton per le vie di New York. E forma e contenuto si sovrappongono in maniera sinonimica: non è affatto casuale che il tutto sia formato – se si eccettuano inizio e fine – da un unico, fluviale piano-sequenza "rammendato" digitalmente. La psiche tribolata di un divo decotto (Keaton), le ansie di un buffo factotum (Zach Galifianakis), l'infamante boriosità di un artistoide devoto al metodo Stanislavskij (Edward Norton), lo spleen di una ventenne in balia dell'erba (Emma Stone), lo stridore di un complesso legame padre-figlia e la stagnante oscenità dell'attuale cinema s'ingarbugliano rigogliosamente dietro le quinte di un palcoscenico dove la recita della vita – William Shakespeare vigila dall'alto – tocca dei massimi che sembrano dei minimi e viceversa, in un'opera straniante perché totalizzante. Attori sensazionali. Oscar a regia, sceneggiatura (di John Lesher, James W. Skotchdopole, Arnon Milchan e Iñárritu), fotografia (di Emmanuel Lubezki) e al film.
Completano il ricco piatto le percussioni di Antonio Sánchez.
Film ECCELLENTE (9) — Bollino GIALLO
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