Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
Ex star del cinema, famoso per il personaggio del supereroe Birdman di numerosi blockbuster hollywoodiani, decide di dare una svolta alla propria carriera trasferendosi in un teatro di Broadway e mettendo in scena un impegnato dramma teatrale basato sui racconti di Raymond Carver. La sua scelta si rivelerà foriera di innumerevoli difficoltà economiche, professionali ed umane che lo porteranno sull'orlo della bancarotta e del suicidio.
Il cinema che parla di sè stesso non è mai stato uno spettacolo così sofferto ed allo stesso tempo divertente come in questa tragicommedia da 'effetto notte' Off-Broadway del messicano Inarritu in trasferta americana, laddove l'eccentrico dietro le quinte di uno spettacolo meta-teatrale sulla perdita di identità dell'attore, sull'ansia da prestazione di chi deve fingere di avere una vita infelice per raggiungere la gloria e la felicità è il continuo dentro-fuori di un gioco pirandelliano in cui non conta se sei un supereroe ma solo se sei così bravo a recitare la parte da far credere di poterlo essere sul serio. Il mestiere dell'attore insomma è così difficile proprio perché a volte bisogna dimenticarsi di chi si è veramente e tuffarsi anima e corpo in una rappresentazione artificiosa di paure e sentimenti che non possono essere più veri di come sono ("Lì non fingo, te l'ho già detto. Fingo in tutti gli altri posti"), fino al punto di confondere la propria vita con quella del personaggio che ci ha consentito di averne una.
Attraverso questa verbosa dialettica di una contaminazione senza soluzione di continuità tra finzione e realtà Inarritu ci mostra come questo bizzarro business dei sogni riesca ad inquinare la verità delle relazioni private, a trasformarle in una parte non scritta del copione; a portare lo spettacolo sul caotico e movimentato proscenio della vita. ("Purtroppo è stato Mike in un hotel falso con tantissima gente..."; con lui che le becca mentre Naomi Watts bacia un'avvenente brunetta in baby doll come nel 'Mulholland Drive' di David Linch). Tutto è esplicito ed esibito in questo rutilante pastiche meta-cinematografico, destinato tanto alla considerazione di una vasta platea mainstream che al giudizio condiscendente di una critica che frequenta fumosi bar newyorkesi come affollati salotti festivalieri, compreso il flusso di coscienza della voce fuori campo di un mefistofelico demiurgo che manipola fatti e personaggi per soddisfare il suo smisurato ego; ad uso e consumo di un pubblico pagante che reclama la sua giusta parte di spettacolo e divertimento; ma anche l'incessante pungolo di un'ossessiva ambizione di successo e realizzazione professionale: la strada per la gloria insomma è lastricata di (poche) buone intenzioni e di (molte) cattive azioni in questo mondo di primedonne pronte a fingere sentimenti inesistenti ed a fare a pugni nei camerini per strappare con le unghie e con i denti i propri 15 minuti sindacali celebrità e di ribalta.
Birdman (2014): Naomi Watts e Andrea Riseborough
Mulholland Drive (2001): Naomi Watts e Laura Harring
Chi è Birdman? Un supereroe caduto nella fossa dei leoni e nel circolo vizioso delle velleità autoriali Off-Broadway o solo una attore schizofrenico in crisi di identità personale e professionale? Comunque sia, La risposta a questa domanda è un film furbesco pieno di trovare spassose ed esilaranti che ci mostra il dramma semiserio di un uomo prigioniero del proprio ruolo e del proprio personaggio. Come il rimescolamento dello spazio-tempo nella singolarità di un buco nero l'establishment hollywoodiano in trasferta newyorchese puo avere conseguenze singolari e davvero imprevedibili! (Con tanto di colpo di teatro di un uomo in mutande uscito come attore fallito dalla porta di servizio e rientrato da quella principale quale ineguagliabile istrione di un irresistibile gioco di improvvisazione).
Poco importa se l'attore si annulla nel ruolo che è chiamato ad interpretare rinunciando alla propria identità ed alla propria vita se il contraltare e quello di poter spiccare il volo e librarsi nel cielo in quel sogno ad occhi aperti che chiamiamo cinema.
Presentato alla 71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e vincitore di quattro Premi Oscar (migliori film, regia, sceneggiatura originale e fotografia) ma non quello, meritatissimo, di miglior attore protagonista per un Michal Keaton che condivide gloria ed insuccessi con un cast di attori in stato di grazia e ad cui non resta che buttarsi dalla finestra o volare alto.
"There's a 'birdman'...waiting in the sky "
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