Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
Birdman ovvero della decadenza del mestiere di attore.
Travolti dalla logica del profitto che vuole l'industria del cinema (e del resto già il termine “industria” contiene una forte valenza di tipo economico-finanziario, etichetta che mal si sposa con ciò che è, o vuole essere, arte) protesa a investire in prodotti di facile successo, attori di qualità si ritrovano “vestiti da uomo di latta” e di conseguenza a svilire il proprio talento.
Alejandro González Iñárritu prende di mira il baraccone dei supereroi che da qualche anno ormai imperversano sugli schermi di tutti il mondo e porta in scena la ribellione di un uomo che decide di ritrovare le radici della propria passione a costo di impegnare la propria fortuna.
Fortuna peraltro guadagnata vestendo gli improbabili panni di un uccellaccio, il quale non si rassegna ad essere messo da parte e incombe come la voce della coscienza, la cattiva coscienza di un cinema che ha svenduto la sua anima all'unico principio che sembra muovere ormai il globo, ovvero il far quattrini facili.
La ribellione di Riggan Thompson si concretizza nella realizzazione di una piéce teatrale, la riduzione del testo di Raymond Carver “Di cosa parliamo quando parliamo d'amore “, progetto imbastito nel tentativo ambizioso di dimostrare di possedere quelle doti che sono proprie di un vero interprete.
Progetto che rischia di collassare malamente, con il povero Riggan alle prese con gli isterismi e le insicurezze del cast, con una figlia chiamata a svolgere il ruolo di assistente anche (e soprattutto) nel tentativo di ricomporre un rapporto genitore-figlio mai esistito, con un critico (anzi, una critica visto che è una signora) acido come un vino di pessima qualità male invecchiato, e per finire con un mare di contrattempi che ne minano la stabilità psicologica.
Ambizioso il progetto del protagonista di questo film e ambizioso il progetto del regista: raccontare la storia di un uomo alle prese con una vita contrassegnata da un successo che lo ha reso di fatto un perdente di fronte a quelle che sono le sue più intime aspettative, e attraverso quello sbeffeggiare un modo (e un mondo) di fare cinema che privilegia la superficialità rispetto alla sostanza, la capacità di ottenere consenso di massa rispetto a quella di valorizzare il vero talento.
Ambizione esplicata nell'uso di lunghi, estenuanti piani sequenza, emblema di un ingranaggio micidiale in cui è entrato Riggan e in cui si ritrova coinvolto lo spettatore, accompagnati da una colonna sonora tambureggiante nel senso letterale del termine, visto che a far da sfondo alle immagini è il rullio incessante di una batteria.
Ma se le ambizioni di Riggan Thompson sembrano forse trovare uno sbocco in un finale che da tragico quale sembra pare infine lasciare aperta una porta alla speranza, quelle di Inarritu si perdono nei lunghi corridoi del St. James Theatre, che alla fine sono l'autentica location di questo film, inquadrature martellanti come quella batteria che non lascia tregua alle orecchie degli spettatori.
Voleva essere grande cinema di classe e invece è solo noia!
E non basta un grande, immenso Michael Keaton (lui sì che l'avrebbe meritato l'Oscar) per salvare una pellicola che sa troppo di “film d'autore” per sembrare realmente autentica.
Promosso il cast, oltre al bravissimo Keaton un ottimo Edward Norton (nei panni di un attore talmente geniale da essere fuori di testa), ben calate nei ruoli (sia pur più marginali) Naomi Watts e Andrea Riseborough (interpreti della commedia di Riggan ed entrambe con un bel bagaglio di problemi personali) e bravo pure Zach Galifianakis nei panni dell'avvocato/miglior amico di Riggan impegnato a fargli da ombrello alla pioggia di guai e perciò sempre sull'orlo di una crisi di nervi.
Rimandata solo Emma Stone, la cui espressività è purtroppo minata da un paio di occhi che denotano una preoccupante ipertensione arteriosa.
Bocciati senza rimedio Alejandro González Iñárritu e il suo film: per fare del cinema autoriale e "di contenuti" non si deve per forza essere noiosi in maniera mortale.
Bocciato per di più con l'aggravante di avere avuto nella parte del protagonista un attore che sarà ricordato per una delle sue migliori interpretazioni.
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Le tue considerazioni possono anche essere condivisibili, come quelle di Mulligan71, le migliori recensioni negative su Birdman. Entrambi cogliete aspetti del film che rimarcate come negativi e che invece per me sono la sua forza. Ciò che evidenzi come mancata sostanza per un cosiddetto film d'autore è un susseguirsi di scatole cinesi di cui non si deve trovare la chiave(mentre sarebbe troppo facile una risoluzione che va da un negativo, cioè la celebrità, super eroe vuoto, uomo semi fallito che tende ad una positività salvifica, verso un tentativo di riabilitazione indiscutibile). Invece il gioco è proprio nel non risolvere nulla perchè il film ruota proprio sul concetto di autenticità dell'arte e dei suoi interpreti con la finzione e la sua permeabilità. Sui piani sequenza o presunti tali possono piacere o meno, ma quello che ti contesto apertamente è la sensazione di noia che pervade il film. Ciao.
aggiungerei al finale della tua opinione (che condivido): Per fare un film di contenuti, ci vogliono i contenuti.
Lapidaria, ma ho già troppo discusso su questo film, che non merita tutte le parole versate.
Rispetto i punti di vista differenti dal mio e quindi comprendo che ciò che io ho rilevato come "costruito" ad hoc per realizzare un film d'autore che colpisse la sensibilità di un pubblico esigente (e , in quanto "costruito", poco sincero), abbia suscitato consenso in altri.
Tuttavia proprio perché ho rilevato questa nota "fasulla" il film per me è stato una profonda delusione e mi ha annoiato.
Credo che si entri nella sensibilità personale, il povero Iñárritu la mia non l'ha proprio toccata :-)
@ziacassie sempre essenziale e tagliente :-) le tue annotazioni le vorrei leggere più di frequente.
Grazie per gli interventi
No caro amico,
non sono d'accordo,
parli da spettatore ferito.
Battito d'ali e Birdman se n'è andato
e tu non hai resistito...
Non esistono leggi da spettatore,
basta essere quello che sei,
lascia aperta la porta del cuore,
vedrai che un altro film è già in cerca di te.
Senza l'amore un uomo che cos'è?
Su questo sarai d'accordo con me.
Senza l'amore un uomo che cosè?
E' questa l'unica legge che c'è.
Caro Gianni,
solo per dirti che stavolta il tuo teorema sulla noia (che non mi ha assalito manco un istante per mia fortuna), dopo aver finalmente visto e molto apprezzato il film, batteria compresa, non mi ha convinto per nulla.
Non è certo la prima volta e non sarà l'ultima che dissentiamo completamente,
ma per me resta uno dei più bei film visti di recente.
Amici come sempre eh, fuori dal cinema...? ;-)))
Ciao! :-)
Ah!Ah! addirittura un teorema sullo spettatore sulla falsariga di Ferradini.
"No caro amico, non sono ferito
io ti giuro ero solo annoiato
rispetto senz'altro le altre opinioni
ma 'sto film mi ha scassato i maroni"
Come poeta non valgo molto, comunque il concetto è quello.
Contento comunque che ti sia piaciuto, come vedi sei in buona compagnia.
Ma a me il tanto bistrattato "Nessuno si salva da solo" pur con tutti i suoi limiti (che ho rilevato) è riuscito a coinvolgermi molto di più di questo vuoto esercizio di stile con cui Inarritu è riuscito ad arrivare esattamente dove voleva, ovvero prendersi la statuetta.
Del resto io e l'Academy abbiamo visioni incompatibili ormai da un pezzo (la Grande Bellezza è un film che mi è piaciuto esattamente come Birdman, cioè per nulla) e la notte degli Oscar ormai non mi appassiona più del campionato del mondo di pesca al cavedano.
Meglio andarsi a bere una birra allora ;-)
Non sei il solo che è rimasto deluso e accusa il film di essere solo un finto d'autore. Vorrei riuscire a vederlo per avere la mia opinione.
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