Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
Raymond Carver è morto. E' morto molti anni fa, per fortuna, prima di vedere questo saccente regista sfruttare il suo nome per confezionare questo grottesco, informe ed estasiato prodotto. Uso il termine "prodotto" non a caso, visto che è stato confezionato ad arte per abbindolare gli spettatori. Seppure, devo darne atto, Inarritu si prodighi in giochi di prestigio cinematografici e la fotografia faccia egregiamente il suo compito e, insomma, il Cinema in qualche modo sia presente, è la sarabanda caotica del contenuto, frullato alla rinfusa nei corridoi angusti di un teatro, a fallire miseramente, incialtronendo una visione cinematografica sotto certi aspetti febbrile e interessante. Gli attori, perennemente sopra le righe, sono attori nella finzione della trama e palesemente posticci nella realtà della pellicola, suonando inverosimili e stronzi. E' un film che non dà nessuna catarsi, di alcun tipo, ti rintrona con i suoi piano sequenza, con il suo linguaggio (falsamente) scurrile, le sue (false) erezioni, fino a implodere in una bolla di supereroiche piume, che è tutto quello che ti rimane in mano alla fine, dopo due ore di visione. Un esercizio di stile che stupra Carver: per questo Inarritu dovrebbe essere arrestato, per molestie all'Arte.
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