Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
Un interminabile piano sequenza ricreato ad arte. Metateatro e metacinema. Una riflessione sul mestiere di attore, sul successo e sull'arte. Una commedia sarcastica e acida che prende di mira critici, pubblico, social. Una nevrotica cavalcata dentro e fuori il palcoscenico, condita di irriverenti siparietti che hanno per protagonisti uomini e donne scoppiati, implosi, colati a picco. Una cinica, sgradevole e algida occhiata sull'io più intimo, lacerato da ambizioni e insicurezze, da dubbi, invidie, fallimenti e pretenziosi progetti di rivalsa. Una pellicola imbrigliata ai suoi protagonisti, tristissima, deprimente, senza via d'uscita. Claustrofobico, dichiaratamente complesso (fin dal titolo), eccessivamente orchestrato, viaggia a ritmo sincopato, sospinto da un'incalzante batteria jazz che sa di frastornante modernità, crisi dell'individuo, collasso del sistema, mistificazione della realtà, franchising dello spettacolo, miraggio della comunicazione. Crollo totale. Sopravvalutato, cervellotico, onanistico e noioso.
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