Regia di Diego Quemada-Diez vedi scheda film
L'odissea di tre 16enni - un ragazzino burbero, una ragazzina camuffata da maschio e un indio del Chiapas che non parla una sola parola di spagnolo - parte dal Guatemala e, attraverso il Messico, arriva fino agli Stati Uniti. Tra viaggi a piedi, in cima ai treni, assediati da predoni e trafficanti, che conoscono solo la legge delle armi e che prendono loro il pochissimo che hanno, e attriti tra i due ragazzini, il viaggio avrà un esito che lascia attoniti.
Il tema del varco delle frontiere da parte di popoli annichiliti da guerre e povertà, che ha finora visto impegnato soprattutto il cinema europeo (L'ospite inatteso, Lettere dal Sahara, Riparo, Verso l'Eden, Welcome, giusto per citarne qualcuno) torna a toccare i transfughi verso l'Eldorado a stelle e strisce dopo film come Traffic e Frozen river. Con una struttura narrativa da road movie, dialoghi ridotti al minimo e colonna sonora assente, una marcata attenzione al paesaggio e uno sguardo che cerca di oggettivare i moltissimi scogli dell'impresa quasi impossibile dei tre ragazzini, il film d'esordio di Diego Quemada-Diez, già operatore di macchina per Loach, la Coixet e Iñárritu, si distingue da opere analoghe per una rappresentazione scarnificata e senza alcune speranza, in una cornice filmica che sfiora il documentarismo senza il minimo orpello spettacolare.
Premiato a 'Un certain regard' di Cannes 2013.
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