Regia di Ben Stassen vedi scheda film
Superato l’ostacolo della noiosa descrizione iniziale del cast, delle tecniche e dei mezzi utilizzati per realizzare African Safari, lo scenario che si apre è quello di immagini mozzafiato. A bordo di una jeep, con Kevin Richardson (zoologo famoso per i suoi studi sui leoni) e Mara Douglas Hamilton (naturalista e presentatrice tv), e di una Cinebulle (una mongolfiera dotata di telecamere) si visitano i parchi naturali della parte meridionale del continente, dalla costa atlantica della Namibia fino alle cime del Kilimangiaro. Nella struttura e nei contenuti il film non ha nulla di diverso dai reportage naturalistici, ma, grazie alla stereoscopia, si ha la sensazione di vivere l’emozione di un safari. Tutto è talmente coinvolgente da sentire un po’ di “mal d’Africa” appena si esce dalla sala. I meravigliosi paesaggi, le riprese ravvicinante degli animali, ma soprattutto dei Big Five (elefante, leone, leopardo, rinoceronte e bufalo) rendono l’esperienza cinematografica ancora più piacevole. Data la bellezza delle immagini, la voce narrante è un surplus, ma necessaria per sensibilizzare lo spettatore verso i temi principali del documentario: la sovrappopolazione, la conseguente colonizzazione degli spazi incontaminati e il bracconaggio che stanno minacciando il pianeta. L’Africa, il continente più selvaggio, e i suoi animali rischiano di soccombere a causa dell’uomo e l’uomo stesso è l’unica soluzione a questo problema.
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