Regia di Ryan White vedi scheda film
Dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, e dietro i Fab Four c’era lei, Freda Kelly. Nel 1961, solo un’adolescente di Liverpool che passava le pause pranzo sotto il palco del Cavern per sentir suonare i Beatles, allora formazione di fama poco più che locale. Prima ufficiosamente incaricata di dirigere il fan club dei ragazzi, poi ufficialmente alle dipendenze di Brian Epstein, per dieci anni la mite e testarda fanciulla ha smistato quintali di missive delle ammiratrici, ha sottratto più o meno consensualmente pezzi di camicia e ciocche di capelli di Paul, John, Ringo e George per inviarli alle fanatiche, ha sottoposto ai quattro scarafaggi migliaia di foto da autografare. Riservata e schiva secondo uno spirito che il film di White ci insegna essere tipico di Liverpool, Freda non ha mai approfittato del suo ruolo: fan assidua, supporter fidata e leale, amica di famiglia di ogni Beatle e da loro coccolata e riverita, non si è fatta mai sfuggire un gossip dalle labbra. Né le sfugge ora, quando, settantenne ancora impiegata come segretaria (mentre in soffitta ha scatoloni pieni di cimeli e memorabilia che plausibilmente valgono migliaia di euro), racconta la sua versione della Beatlemania con un sorriso da ragazzina sul volto, malizioso ma genuino. Un animo candido il cui fascino monopolizza il documentario, senza farsi mai rubare la scena dal mito degli idoli musicali, la cui ascesa e il cui scioglimento, materia nota fino alla noia, sono qui trattati da un punto di vista ineditamente intimo e smitizzante.
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