Regia di Amat Escalante vedi scheda film
Teste mozzate, impiccagioni, stupri, corruzione e cocaina: il Messico degli ultimi anni, diventato, fondamentalmente, un enorme cartello della droga, continua a far parlare di sé, male, al cinema. Escalante, talentuoso regista messicano, dopo avermi, però, deluso con "Sangre", il lontano esordio del 2005, presenta questo "Heli" nel 2013, e, per quel che mi riguarda, mi fa assolutamente ricredere sul suo Cinema. "Heli" è un inferno quasi stilizzato, qui non si trova nulla del Messico folcloristico che siamo abituati a vedere, le immagini di Escalante, bellissime, ci trascinano a forza fra deserti e cieli profondissimi, fra baracche e rottami, dove inevitabilmente regna la violenza, sotto ogni forma possibile e immaginabile. Dentro questo "recinto" che non dà scampo, si muove la famiglia di Heli, ragazzo pulito con un lavoro pulito, che si ritrova precipitato in mezzo alla guerra giornaliera fra narcotrafficanti, paramilitari e polizia deviata. Storia tremendamente drammatica e violenta, dove Escalante non si fa nessuno scrupolo a mostrare il non mostrabile, colpendo ripetutamente basso, ma mai gratuitamente. La violenza ce la mostra tutta, brutale oltre ogni dire, quasi grottesca, nei suoi colori, sfondi, territori. Il Cinema di Escalante, in questo caso, rimanda a quello civile del cileno Larrain, ricalcandone i silenzi e l'angoscia da regime, da porte sfondate nella notte. Nessuno si salva, in questo Messico, neppure noi spettatori che assistiamo a questa disperazione con impotenza. Film durissimo, forse troppo. O forse no.
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