Regia di Dan O'Bannon vedi scheda film
Che questa opera sia "di culto" non c'è dubbio; fu infatti il primo zombie-movie con dei morti viventi ancora più agghiaccianti, in quanto capaci di correre, parlare e perfino pianificare degli attacchi "tattici". Il plot si avvia con un episodio grottesco in cui i magazzinieri Frank (James Karen) e Freddy (Thom Mathews) rilasciano accidentalmente un gas che resuscita i cadaveri in un deposito di corpi utilizzati per la ricerca scientifica; questo porterà ovviamente a un’epidemia fulminea. Nel frattempo un gruppo di teenager (liceali e punk) si reca nel cimitero adiacente al laboratorio. Indi a poco saranno travolti da un’orda di creature affamate di cervelli. Il film di Dan O'Bannon si presenta quale una produzione indipendente a basso costo che miscela persuasivamente elementi splatter e una sperticata comicità. Se infatti l’intro fa pensare a una black comedy parecchio sulle righe, l’atmosfera in realtà si incupisce progressivamente, dando luogo a momenti terrificanti che non hanno nulla da invidiare alle pellicole di Romero (chiaramente continuamente citato e parodiato), come nelle scene dell’aggressione ai paramedici o dell’”imboscata” contro le pattuglie di polizia. O'Bannon si serve di angolazioni ampie e soggettive alternando risolutamente divertimento, ironia folle (basti pensare al frammento singolare ove lo scheletro catturato rivela il motivo per cui i suoi simili si cibano degli umani) e spaventi. E se il ritmo e il registro orrorifico sono gestiti avvedutamente, a non convincere pienamente è il versante artistico: i costumi difatti non suggestionano nelle scelte cromatiche, e allo stesso modo il trucco approssimativo sfigura un tantino rispetto ai virtuosismi di Savini (okay, si fa un paragone col maestro del genere, però un make-up attenzionato sarebbe stato un valore aggiunto alla parvenza del lungometraggio). Parossistica oltretutto la recitazione intrisa di una teatralità “campy”, specie quella della strimpellante Beverly Randolph (Tina), di Miguel A. Núñez Jr. (Spider) e dell’attempato Don Calfa (Ernie), i quali comunque dispensano agevolmente situazioni dilettevoli e raccapriccianti. Da menzionare infine gli effetti speciali prodigiosi del designer William Munn, con alcune delle animazioni più impressionanti del cinema underground anni ’80, nonché una colonna sonora elettronica e goth-rock indovinata. L’iconicità di “Return of the Living Dead” è stata spesso riscontrata in molti riferimenti televisivi e sul grande schermo, tra cui non si può non ricordare l’episodio “La paura fa novanta” (1992) della serie originale dei Simpson.
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