Regia di Riccardo Sesani vedi scheda film
Marco è un procuratore romano dall'esistenza inquieta; prende parte al caso di June, un'aspirante attrice struprata da un rampollo di buona famiglia, e fin da subito capisce che la giovane non avrà speranze: a difendere l'accusato c'è infatti lo stesso avvocato che riuscì a far assolvere colui che anni addietro violentò e uccise la moglie di Marco.
Per la sciatteria della confezione, per la modestia degli interpreti e per l'approssimazione con cui si dipana la storia, sorprende molto che questo Una vita violata non sia un prodotto televisivo, anche se rimane da capire in quali cinema potrebbe essere stato proiettato un lavoro siffatto (forse è uscito direttamente per il noleggio? E allora viene da chiedersi chi potrebbe aver avuto mai voglia di noleggiarlo). Perché, riconosciuto innanzitutto che accanirsi non servirebbe a nulla, questa pellicola trasuda miseria di mezzi e di idee in ogni suo fotogramma e dispiace un po' trovare dietro la macchina da presa l'esperto Riccardo Sesani, attivo da oltre trent'anni nel cinema pur non avendo mai messo a segno un titolo effettivamente memorabile – se si esclude lo scult Buona come il pane, del 1982, con protagonista Carmen Russo. Sesani ha qui a disposizione un cast piuttosto anonimo che prevede nei ruoli principali tra gli altri Marco Di Stefano, Jun Ichikawa, Pino Ammendola, Gianni Franco, Gaetano Amato e Nadia Bengala, e una sceneggiatura scritta dallo stesso regista con la collaborazione di Walter De Monte. Il risultato lascia molto a desiderare e non basta la didascalia di chiusura che accenna vagamente ai terribili numeri della violenza sulle donne (o così sembra di capire, perché non è scritta poi tanto chiaramente) a nobilitare il lavoro. Novanta infiniti minuti di colpi di scena prevedibilissimi, finale incluso, e dialoghi a base di frasi fatte e citazioni del Piccolo principe. 2/10.
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