Regia di David O. Russell vedi scheda film
L'apparenza inganna, a cominciare dalla folta capigliatura del truffatore del New Jersey Irving Rosenfeld (Bale), che nasconde un toupè con annesso riporto prodigioso. Ma l'apparenza inganna anche nel titolo, che lascia intravedere chissà quale ordito di gioppiogiochisti e infiltrati. Il plot mette invece al centro della vicenda una coppia di truffatori (ad affiancare Christian Bale c'è Amy Adams, già con Russell nel precedente The fighter) che, smascherati da un agente federale carrierista (Cooper), si mette d'accordo con quest'ultimo per cogliere con le mani nel sacco un sindaco influente (Renner), un temibilissimo boss della cupola mafiosa (personaggio chiave affidato a un cameo di De Niro: e quando entra in scena lui non ce n'è per nessuno) e alcuni membri del congresso. Ma l'imprevedibilità della moglie di Irving (una Jennifer Lawrence come sempre di impareggiabile cafoneria) e qualche mossa incauta contribuiranno a decidere un esito ben diverso dai programmi.
Dopo Il lato positivo, Dennis Russell si conferma cineasta originale e brioso. Con American hustle, tuttavia, sembra si sia lasciato prendere troppo la mano: se scenografie d'epoca, direzione degli attori e colpi di scena sono confezionati alla perfezione, la sceneggiatura presenta qualche buco e inverosimiglianza di troppo, il plot narrativo è esageratamente arzigogolato e con più di un'ellissi e l'ispirazione ultrapop è esageratamente dichiarata. Ma la performance di un ingrassatissimo Christian Bale, che continua a sottoporre il suo corpo a trasformazioni prodigiose (per aver osato altrettanto girando Cast away, Tom Hanks prese il diabete…), le musiche e i costumi d'epoca valgono comunque il prezzo del biglietto.
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