Regia di Shane Salerno vedi scheda film
L’autore di uno dei romanzi più influenti e più venduti del Novecento si ritira a vita privata nel 1965. Non rilascia interviste, non pubblica neanche un rigo, non reagisce positivamente ai tentativi di violare la sua privacy. Nel 1980 quel romanzo epocale è per sempre grottescamente legato all’assassinio di John Lennon, il cui omicida dichiara di essere «per gran parte Holden Caulfield, per la restante il diavolo» e J.D. Salinger si rinchiude ulteriormente nella sua segregazione. Il documentario di Shane Salerno, più che un ritratto dell’autore di Il giovane Golden, è un’indagine sulla sua sparizione e sui numerosi tentativi di immortalarlo in fotografie o in registrazioni audio, da parte di reporter infervorati. Costruito su pigri modelli televisivi (la lunghezza non troppo digeribile fa pensare che una miniserie in tre puntate per il piccolo schermo sarebbe stata più consona) e confezionato ora come un thriller, ora come un mélo col supporto di discutibili scelte di commento musicale (di pessimo gusto i montaggi strappalacrime sull’esperienza, cruciale per Salinger, come soldato nella Seconda guerra mondiale), tenta la via della ricostruzione del mistero, enfatizza i lati oscuri, spinge sul rotocalco. Affastellando informazioni e opinioni, anche interessanti, con la foga di un giornalista in cerca di uno scoop inesistente. Un prodotto dimenticabile che si approccia all’uomo Salinger esattamente come lo scrittore non avrebbe mai auspicato.
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