Regia di Jean-Luc Godard, Peter Greenaway, Edgar Pêra vedi scheda film
Greenaway racconta la storia della città di Guimaraes; Pera e Godard ci parlano dell'evoluzione del cinema e dello spettatore.
All'interno del progetto Guimaraes 2012 capitale europea della cultura viene prodotto questo mediometraggio, che consta dell'unione forzata e posticcia di tre cortometraggi: circa 20 minuti per Edgar Pera, che ambienta in un cinema una personalissima riflessione sul futuro dello spettatore cinematografico, e un quarto d'ora a testa per Peter Greenaway e Jean-Luc Godard, impegnati a raccontare la storia della città di Guimaraes e a elucubrare oscure teorie sull'avvento del 3D applicato alla rivoluzione digitale. Tre autori dagli stili riconoscibili e stravaganti, tre sfumature differenti (e che non passano inosservate) del concetto di 3D, naturalmente applicato a questo lavoro anche dal punto di vista tecnico. Se Godard - al netto dei consueti contenuti farneticanti o assolutamente incomprensibili - ha raggiunto un'età nella quale la volontà di sperimentare e lanciare nuove sfide può solamente essere applaudita (classe 1930), per gli altri due registi la valutazione deve quantomeno tener conto di altri fattori. Il portoghese Pera ne esce bene, con un saggio metafilmico vivace, ma ben argomentato; difficile, al contrario, giustificare lo stucchevole filmato di stampo didattico firmato da Greenaway, dal sapore antiquato, tutt'altro che avveniristico come nelle sue intenzioni, caotico fino al midollo, impossibile a seguirsi e in odore (tanfo, leggasi) di 'preistorico' web 1.0. 4/10.
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