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Sarà il mio tipo?

Regia di Lucas Belvaux vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sarà il mio tipo?

di laulilla
8 stelle

Questo film viene presentato come una commedia, ma non lo è, nonostante qualche volta ne abbia l’apparenza. Neppure, però, si può definire un film drammatico, o, tantomeno, tragico, nonostante sia doloroso e triste, come la vita.

 

Se un'insana abitudine non imponesse (?) di classificare in un “genere” i prodotti della creazione cinematografica, si direbbe che il film è semplicemente una tranche de vie, cioè un documento impersonale e realistico di un aspetto concreto della realtà, colto in un momento ben preciso così come si presenta all’osservazione dell’artista: le frequenti citazioni da Zola, nel corso del film, sembrerebbero autorizzare questa lettura.

A orientare, però, con maggiore precisione l’interpretazione del film è un altro riferimento letterario più volte utilizzato dal cinema francese, ovvero Marivaux (Rohmer: Conte d’étéeLe notti della luna piena; Kechiche: La schivata ; La vita di Adele), non citato espressamente, ma presente, e neppure troppo sotto traccia visto che il libro di riflessioni sull’amore scritto dal protagonista del film, che è un filosofo, si intitola: De l’amour et du hazard, quasi come la celebre commedia del drammaturgo barocco francese (Le jeu de l'amour et du hazard).


Ci troviamo presumibilmente, allora, di fronte a un racconto filosofico, cioè alla meditata riflessione su un fatto che pur mantenendo tutte le caratteristiche di una storia verosimile, assume l’aspetto dell’apologo morale secondo la più consolidata tradizione del “conte philosophique”.

 

Si chiama Clément Le Guern (Loïc Corbery) il professore di filosofia che, insieme alla parrucchiera Jennifer (Émilie Dequenne), è il protagonista di questa pellicola.

Clément è un giovane studioso, costretto dalle circostanze a lasciare per un anno l’insegnamento in un liceo parigino, per essere trasferito in un istituto superiore di Arras, la città di Robespierre, ricca e ben tenuta, ma piattamente provinciale e chiusa alla cultura,  come i suoi abitanti.
Jennifer, che è nata lì, è una giovane e vivace coiffeuse, madre di un ragazzino di cui si occupa da sola: cerca, come può, di conciliare il suo lavoro, con la passione irrinunciabile per il karaoke, e con la sua presenza in casa, accanto al figlio.

L’aspirazione immediata di lui è quella di tornare a Parigi, che ora raggiunge solo nel weekend, per non perdere i contatti con gli amici intellettuali, dove tenterà, al suo rientro definitivo, di intraprendere la carriera universitaria: articoli, saggi e pubblicazioni  sono lì a testimoniarne i meriti di studioso.
Lei sogna romanticamente di incontrare il grande amore, l’uomo che, facendole dimenticare il passato che l’ha delusa, desideri progettare con lei il resto della vita.

Jennifer e Clément si incontrano nel salone da parrucchiere dove lei lavora. I due giovani si piacciono, si rivedono, cominciano a frequentarsi e si amano appassionatamente. Sarà la volta buona per Jennifer? Di sicuro, non lo è per Clément, troppo parigino, razionalista e abituato all’analisi delle emozioni più che ai sogni, per comprendere gli entusiasmi ingenui di lei, nonostante la sincerità del proprio sentimento che è fatto di tenerezza oltre che di desiderio.

 

L’asimmetria della storia amorosa non nasce dunque dalla minore o maggiore intensità dell’amore nei due, ma dall’illusione, frequente e diffusa, che il vero amore possa superare anche le differenze culturali più profonde, ciò che è possibile, in questo caso, solo mascherandosi, travestendosi, diventando altro da sé.

Le maschere su cui insistono molti primi piani della regia, verso la fine del film, assumono dunque il significato del camuffamento necessario, ma sempre più insopportabile, per portare avanti una storia senza futuro. Riprendere la propria vita, tagliando ancora una volta col passato, diventerà per Jennifer l’mperativo categorico per ritrovare se stessa.

 

 

 

 

Il regista, belga di cultura francese, sviluppa questi temi, calandoli nei personaggi realisticamente credibili di Clément e Jennifer, che lungi dal diventare esemplificazioni dei concetti che esprimono, vivono e si muovono nella concretezza della vita quotidiana, cosicché si fanno seguire con partecipazione dolorosa. Questo dimostra che il film, che è triste e non semplice, è stato costruito molto bene e che possiede una solida sceneggiatura. Eccellenti gli attori.



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