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Sarà il mio tipo?

Regia di Lucas Belvaux vedi scheda film

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La recensione su Sarà il mio tipo?

di logos
4 stelle

 Spiace davvero dover dare un’insufficienza, eppure lo devo proprio dire, a me questo film non è proprio piaciuto. Probabilmente, confrontandomi con amici vari e leggendo recensioni accreditate, mi sono approcciato al film con aspettative fuori luogo, e immancabilmente è seguita la delusione. Siccome non sono molto bravo a scrivere recensioni su film che non mi piacciono, mi limito a fare solo qualche considerazione.

 

Innanzitutto i personaggi. Il professore di filosofia, Clément Le Guern, è così svanito perché è filosofo o perché magari soffre di un leggero autismo? A parte l’interpretazione che è eccellente, e su questo non ho dubbi, ma il personaggio che ne emerge sembra essere tutt’uno con la filosofia, la quale diventa così, nel sotto testo, un bersaglio, come se già non bastasse l’attacco sistematico che se ne fa da tutte le parti.

 

Non parliamo poi della scuola, un altro bersaglio del film, che mai come oggi andrebbe invece un po’ più confortata: sono ragazzi su cui non vale spendere una parola di filosofia, dice la collega a Clément, pensano solo ai soldi. Clément, prosegue la collega, deve continuare con il suo libro, che parla del viscerale, dell’impensato prima ancora che sia pensabile… Ma poi troviamo un Clément che parla ai ragazzi, dell’importanza della filosofia, della sua capacità di rendere autonomo e critico il pensiero, e nel suo afflato quasi mistico viene interrotto dalla fatidica campanella. Dunque la filosofia è una materia inutile, e la scuola solo un passatempo per gli insegnanti e una noia per i ragazzi. Perché la vita vera è fuori della scuola, nell’amore.

 

E qui entriamo nel cuore del film. Il filosofo (autistico?) che crede nell’amore ma non nel rapporto vincolante della coppia si imbatte in una simpaticissima e vitale parrucchiera, Jennifer. E siccome è una parrucchiera, come tale va inserita nel contesto del popolino, tutta gossip ma anche altruistica, con il desiderio di amare e di prendersi cura del proprio bamino, perchè per il popolino ogni mattina è quella del Mulino biano.  Una donna tutto fare, il cui cuore viene corroso piano piano dalla freddezza del professore filosofo di cui si è innamorato, per via della sua assenza di gelosia e freddezza.

 

Una parentesi: se sei un insegnante di filosofia e frequenti un partner che ignora la filosofia, perché gli devi regalare proprio la Critica del Giudizio di Kant? Due sono le cose: o sei un autistico o vuoi mettere a disagio quella persona. Ma siccome il professore non è né l’una né l’altra cosa, non si sa bene perché si ostini a comportarsi in quel modo così parigino che rasenta il provincialismo.

 

Per non parlare poi dello scontro di classe silente tra borghesia intellettuale e ceto impiegatizio ignorante: le armi che detengono sono, da una parte, i libri di Baudelaire, Dostoevskij, Proust, e, dall’altra, il gossip, appunto, ma anche il karaoke, i romanzi popolari, il cinema dozzinale ecc… Uno scontro schematico, privo di qualunque contestualizzazione sociale. Come è quanto mai meccanico il colpo di scena finale. Ribaltamento dei ruoli, ma mi raccomando, senza alcuna spiegazione precisa, lasciando ambiguo il tutto…  e perché? Perché va di moda. Troppi ammiccamenti, verso l’alto e verso il basso, un pastiche, che per quanto mi riguarda si dimentica in fretta.

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