Regia di Gavin O'Connor vedi scheda film
Jane sposa un bandito di buon cuore, ma si ritrova alle calcagna tutta la sua ex compagnia di briganti. Chiede aiuto al suo ex amante, e si prepara a difendersi, scoprendo anche alcuni aspetti drammatici del suo recente passato di madre. Western senza carattere, affollato di personaggi troppo poco delineati e forte di un cast un pò sprecato.
Nell'anno del ritorno ai fasti più luccicanti e autorevolmente più riusciti del genere western, da sempre soggetto ad alti e bassi, abbandoni e ritorni di fiamma senza periodi di stasi, un film che celebrasse e mettesse al centro dell'azione una figura femminile, dopo la totale assenza nel film di Inarritu, e la presenza straordinaria, determinante, ma inevitabilmente facente parte di un contesto affollato, di Jennifer Jason Leigh, assolutamente da Oscar nella sua parte di bandita destinata alla forca ed ironicamente consapevole di ciò, ci stava davvero bene.
E la regia in mano al solido ed affidabile Gavin O'Connor, responsabile dei riusciti Pride and Glory e Warrior, faceva ben sperare.
Peccato che invece questo Jane sprechi tutto il suo appeal annunciato, in una stracca storia di vendette trasversali che la sceneggiatura scegòlie di rivelarci tramite una serie di flash-back (neanche troppo bene orchestrati) in cui ci viene spiegata, poco per volta e a singhiozzo, la vera storia di Jane.
La ragazza (Natalie Portman, bella, fine e sensuale come sempre) è la moglie di un bandito ricercato da tempo (Noah Emmerich): ne è consapevole, ma ha ceduto alle lusinghe dell'uomo, umanamente corretto con lei dopo che la donna, ragazza madre con pupa al seguito avuta da una relazione con un uomo partito in guerra, venne costretta a prostituirsi da un boss ancora più ricercato (Ewan Mc Gregor).
Quando il marito torna a casa ferito gravemente dopo un contrasto con i suoi ex compagni di banda, la donna capisce che deve barricarsi in casa e difendersi. Ma intuisce che deve trovarsi qualcuno in grado di aiutarla, viste le condizioni precarie del consorte. Sceglie di chiedere aiuto al suo ex compagno che non vede da dieci anni (Joel Edgerton), padre inconsapevole della sua prima figlia data per morta in seguito ad annegamento.
I due si brricano nella casa tra i monti della donna e si preparano ad affrontare il nemico.
Edgerton collabora alla sceneggiatura, la Portman produce, ma il film, nonostante questi contributi, che evidenziano la volontà di fare qualcosa di buono e personale da parte di interpreti coinvolti più che in altre occasioni nelle varie fasi della produzione, appare lambiccato e colmo di situazioni già affrontate. Forte di un cast nutrito di attori quarantenni validi e piuttosto noti (tra gli altri pure Rodrigo Santoro), il film non riesce a concentrarsi adeguatamente su una figura in particolare di vilain, e la parte dell'altrove ottimo Ewan McGregor si svilisce in una serie di comportamenti standardizzati che non riescono assolutamente a caratterizzarci degnamente la figura centrale del bad guy, come meriterebbe il suo ruolo.
Insomma dopo tarantino e il suo The Hateful Eight è indubbio che il confronto appare scomodo e che il grande regista ci ha ormai aituato a pretendere personaggi scritti e delineati con un certo rigore ed una certa verve narrativa. Qui manca proprio tutto ciò, e la circostanza rende il film solo una routine di sparatorie e d'azione fine a se stessa, senza cuore e senza anima.
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