Regia di Jon Watts vedi scheda film
Una festa per bambini. Il clown non può venire. Papà Kent trova gli indumenti giusti in uno scatolone e si presenta vestito da pagliaccio. Tutti felici e contenti. Ma l’abito si incolla alla pelle. I capelli mettono radici. Il naso rosso non è più finto. Kent è posseduto, la mutazione ha inizio. Clown entra in medias res, non si perde in fronzoli e punta dritto al cuore del (suo) discorso: il Cloyne - demone dei ghiacciai che, durante, l’inverno, divorava cinque bambini, uno al mese - si rimpossessa del proscenio, colonizzando quei territori simbolici (il folklore, l’immaginario letterario, infine il cinema) stravolti dalla reinterpretazione moderna del pagliaccio, inquietante finché si vuole ma quasi mai (più) demoniaco. Operazione dai presupposti curiosi, questa produzione sponsorizzata da Eli Roth, nella quale si riconvocano gli archetipi dell’horror per poi demistificarli e prenderli a calci sui denti a ogni inquadratura. Confezionando l’opera come un B movie anni 80 dal notevole make up artigianale, Watts (leggetelo pure Roth) incrocia infatti la seriosità degli assunti col saggio utilizzo di registri demenziali, grotteschi e (finto) melodrammatici con cui attivare il livello teorico inconscio dell’horror. Peccato che, da un punto di vista meramente grammaticale, il B movie sia poco B in termini di violenza (tutto lo splatter è già nel trailer, peraltro ben più spaventoso del film) e voglia a tutti i costi privilegiare le soluzioni esangui imposte da un insopprimibile istinto blockbuster.
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