Regia di Tara Pirnia vedi scheda film
Amare i One Direction non implica inquadrarli, cinematograficamente parlando. Il titolo nostrano raddrizza le aspettative su questo film teneramente (e inevitabilmente) egoriferito. I Love One Direction è un documentario non autorizzato. Accolto con affetto dai mentori e dai vicini di casa, dal tatuatore e dal panettiere delle 5 pop star che, essendo autorizzate, un buffetto sulla guancia non lo negherebbero a nessuno. Parallelo al progetto di Morgan Spurlock, «quello di Supersize Me», che non si sottrae a una rapida dichiarazione sul film-concerto stereoscopico di prossima uscita, il prodotto confezionato da Tara Pirnia è evidentemente bidimensionale. Quasi monovocalico (la “o” del fanciullesco entusiasmo ingiustificabile a parole intere), incorniciato in un quadretto rosso che ricorda tanto i nostri album delle medie. I Love One Direction non è un film sui One Direction, ma un compendio di segni zodiacali, tatuaggi, capelli & fidanzate dei teen idol. Che qui non parlano se non intervistati (da altri, registrati), non cantano (neanche mezza volta, sulle mille in cui i loro titoli vengono ripetuti come un mantra da ragazzine estasiate che ti accendono una curiosità quasi malata), a stento si muovono (in loop, riavvolgendo le stesse, poche clip a disposizione). Tara Pirnia gira la mdp puntandola sui fan di tutto il globo (doppiati con più o meno zelo dai directioners italiani). Realizza un (involontario?) saggio antropologico amatoriale sull’amore incondizionato, dolce e/o risibile, stuzzicando l’appetito per una minestra precotta di cui, con sorpresa, andiamo a cercarci gli ingredienti.
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