Regia di Terrence Malick vedi scheda film
Ode appassionata di una figlia essere vivente ad una madre generosa ed onnipotente che dà senza nulla chiedere in cambio. La summa di un ventennio di cinema malickiano tra poesia e incanto estatico.
VENEZIA 73 - CONCORSO
"Oh madre". Inizia e prosegue come una invocazione o una preghiera accorata e solenne, colma di gratitudine e sottomessa eiconoscenza, questo film sull'origine del creato, dall'universo sino alla vita sulla terra.
La voce suadente di Cate Blanchett ci trasporta all'inizio della creazione, nella affascinante pereidolia di formazioni celesti da cui in seguito derivato le varie galassie, il nostro sistema solare, il nostro pianeta e la vita che su di esso è non su altri, iniziò a prendere vita.
Immagini di una bellezza e di una perfezione da brivido, le stesse a cui il regista ci ha abituato già dalle sue precedenti tre opere, e di cui questa può risultare coerente pensare possa costituire una puntualizzazione senza ulteriori intermezzi narrativi.
Alle immagini della creazione e della nascita e sviluppo delle specie, Malick alterna filmati di repertorio spesso sporchi e sgranati incentrati sull'uomo e alcune caratteristiche civico sociali di diverse culture e popoli.
Immagini folkloristiche ma anche di drammatica attualità, dimostrative ed emblematiche di come la convivenza, già dalle prime forme di vita per arrivare all'uomo, tenda a dar vita a dispute e scontri, conflitti e sfide a cui la madre di tutto rimane estranea e neutra observatrice.
Temevo un Malick ripetitivo e già visto, e forse è proprio così, ma l'emozione e la solennità della rappresentazione sono in grado, qui più che mai, di regalare emozioni e brividi di estatica partecipazione.
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