Regia di Bob Keen vedi scheda film
Un killer seriale ritorna misteriosamente in vita, dopo l'esecuzione della condanna a morte eseguita con sedia elettrica. Un soggetto già abusato quindici anni prima, qui portato sullo schermo facendo uso di brutti spfx. Trama, interpretazioni, dialoghi e regia sempre in bilico tra kitsch e trash.
L'esecuzione capitale, mediante elettrocuzione, del pluriomicida Jonathan Chambers (James Binkley), si compie mentre Sara (Meredith Henderson) medita il suicidio perché infamata dalle invidiose compagne di scuola. Lo sceriffo Berger (Robert Englund) trasferisce il corpo dell'omicida al vicino ospedale per la perizia autoptica (!!!). Sara si getta sotto al mezzo finendo anche lei, come degente, all'ospedale. Proprio qui il corpo di Chambers riprende a vivere, per strappare cuori a random, fino a sterminare l'equipe medica, paramedica e mettersi -una volta sigillate le porte di uscita- sulle tracce di Sara. La giovane viene aiutata nel tentativo di fuga da Walter, un ragazzo di colore compagno di camera.
Vedere film di questo tipo, realizzati a distanza di anni, fa prendere coscienza di quanto fosse brutto, brutto, brutto all'ennesima potenza -salvo rare eccezioni- il cinema horror di fine Anni '90, primi del nuovo millennio. Qui abbiamo a maldirigere il tutto (e buttare nel rusco un medio budget) un valido esperto di effetti speciali, il canadese Bob Keen che saltuariamente ha tentato di mettersi dietro la macchina da presa. Con Heartstopper per nostra fortuna firma -comprensibilmente dato l'esito- la sua ultima regia. La colpa è da attribuire, in maggior parte, alla indifendibile sceneggiatura buttata lì da due inadatti scrittori, Vlady Pildysh e Warren P. Sonoda, che arrivano a mettere in bocca ai personaggi frasi ultra trash, tipo:
- "Chambers ha ucciso un trilione (!) di persone." (Sara)
- "Questa notte, in ambulanza, ho visto il cadavere di un killer tornare in vita.", esclama Sara, ottenendo un'illuminante domanda di ritorno: "Sei sicura che non fossero gli alieni?"
- Alla constatazione, fatta in maniera poco perspicace dopo oltre 3/4 di film, sul come sia possibile essere ancora in circolazione dopo essere stato "fritto" sulla sedia elettrica, Chambers replica con noncuranza: "Per vie misteriose."
E si badi: le intenzioni del cast tecnico artistico e della produzione in generale, sono quelle di seguire seriamente il filone horror. Cioè a dire Heartstopper non è una parodia -cosa tipica del periodo- almeno non nasce come tale anche se lo diventa involontariamente.
Oltre ai dialoghi, la direzione di Keen rasenta il mediocre, al pari delle improvvisate interpretazioni nelle quali ricade anche la marchetta (in un film da 3.000.000 di dollari circa, con questo risultato artistico, non saprei come altro chiamarla) di Robert Englund, qui nel ruolo di uno sceriffo senza personalità, oltreché senza "cuore". Resta da spendere due parole sugli effetti speciali, una brutta via di mezzo tra maldestra CGI primordiale, che acceca gli occhi con scariche elettriche e tuoni evidentemente irrealistici, e una massiccia dose di splatter, più tradizionale, con insistite rimozioni di cuori a mani nude. Nonostante, però, siano state sparse quintalate di sangue simulato, non si ricorda un momento riuscito o una scena in grado di fare effetto: un risultato più unico che raro, se messo assieme anche alla risoluzione conclusiva che viene compiuta da una improvvisa... tromba d'aria. Che Heartstopper potesse essere talmente inguardabile lo si poteva intuire sino dai titoli iniziali, con abuso di immagini a scatto e subliminali in grado di scatenare -negli spettatori più sensibili- un inevitabile mal di testa.
Top trash
Chambers aggredisce la madre della protagonista per eliminarla nella maniera più impensabile: le avvicina un accedino al viso e -magia!- la donna prende fuoco, come se al posto della pelle l'epidermide fosse costituita da carta imbevuta di benzina.
Come ti cucino il killer
Chissà perché il tema dell'assassino condannato alla sedia elettrica è stato ampiamente sfruttato, tanto da generare nel tempo un vero e proprio sottogenere del quale questo Heartstopper è uno tra gli ultimi (per nostra fortuna) esemplari. Nell'ipotesi che tra i lettori di Film TV sia presente qualche autolesionista, ecco suggerito in visione un elenco di titoli realizzati in anticipo (e comunque meglio) di Heartstopper nei quali un assassino più o meno colpevole, dopo essere stato cotto a puntino mediante scarica ad alta tensione, torna sulla scena per vendetta o più banalmente senza ragione:
Prison (1987)
L'occhio della morte (1988)
La casa 7 (1989)
Sotto shock (1989)
The Chair (1989)
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