Regia di Maggie Carey vedi scheda film
Maggie Carey, coadiuvata da un'Aubrey Plaza mattatrice, con "The To Do List" e un sano sprezzo scatologico del ridicolo/pericolo mette in scena un Porky’s Fairy Tale ch’è la versione Disney+ della filmografia di Todd Solondz e John Waters.
Boise, Idaho, 1993. Vent’anni dopo e qualche miglio più in là, verso sud-ovest e l’oceano (HollyWood, California, 2013: ché per fare Contea di Ada basta una piscina comunale all'aperto in cemento recintata con rete metallica) in cui s’inabissa il Sole calante dell’American Dream, pronto a rinascere ogni volta sulle ceneri dei prestiti universitari estinti, sono il momento e il luogo giusti per ritornare s’uno dei se non influenti certamente più importanti (anche se all'epoca ancora di là d'avvenire) pompini (almeno fra quelli noti alle cronache) del XX secolo.
E Maggie Carey, che a Boise ci è nata (1974) e cresciuta, qui al suo esordio nel lungometraggio con quella che ad oggi è rimasta - ed è un peccato - la sua unica prova cinematografica (in seguito dirigerà episodi di, fra le altre, “Unbreakable Kimmy Schmidt”, “the Last Man on Earth”, “Barry” e “the Sex Lives of College Girls ”), lo fa…
- scrivendo e dirigendo “the To Do List” per CBS Films, innervato da un’Aubrey Plaza (“Parks and Recreation”, “Safety Non Guaranteed”, “Portlandia”, “Ned Rifle”, “Addicted to Fresno”, “Joshy”, “Legion”, “the Little Hours”, “Ingrid Goes West”, “An Evening with Beverly Luff Linn”, “Happiest Season”, “Black Bear”, “Best Sellers”, “Calls”, “the White Lotus”, “Emily the Criminal”, “Spin Me Round”, “Megalopolis”) mattatrice (e che di anni al tempo delle riprese ne aveva 28: un po' fuori corso o in vista di un master/dottorato, altro che matricola!) con contorno di Alia Shawkat (che tornerà a lavorare con Plaza in “Life After Beth” e “the Driftless Area” e parteciperà a pellicole importanti quali “Night Moves”, “Green Room” e “First Cow”), Sarah Steele (the Good Wife/Fight), Bill Hader (da una vita al Saturday Night Live alla stessa “Barry”, da lui creata), Connie Britton (che in “the White Lotus” interpreterà un ruolo consimilare), Clark Gregg, Rachel Bilson (“the O.C.”, ma è adorabile lo stesso), Johnny Simmons, Scott Porter, Andy Samberg (“Palm Springs”), Donald Glover (da “Community” ad “Atlanta” e “Guava Island”, passando per Childish Gambino e “This Is America”) e Christopher “McLovin/MotherFucker” Mintz-Plass (SuperBad, Year One, Kick-Ass, This Is the End, Promising Young Woman) -
…con sano sprezzo scatologico del ridicolo/pericolo, mettendo in scena [fotografia di Doug Emmett (“the One I Love”, “Sorry To Bother You”), montaggio di Paul Frank (“Sleeping with Other People”, “Prospect”) e musiche di Raney Shockne & Jason Boschetti, con una playlist “early nineties” da urlo e lacrimuccia] un Porky’s Fairy Tale ch’è la versione Disney+ della filmografia di Todd Solondz e John Waters.
* * * ¼/½ - 6.75
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