Regia di Paul Wright vedi scheda film
Paul Wright esordisce dietro la macchina da presa con un film pretenzioso, velleitario, che mentre riesce a raccontare dignitosamente il clima di rigetto nei confronti di un povero reietto, si perde tra continui flashback in uno sgranatissimo super8, scantonamenti fantastici che rasentano il ridicolo e dialoghi scritti col piede sinistro.
Sei uomini in mare. Una tragedia. Un solo sopravvissuto (MacKay), che in quell’occasione ha perso il fratello maggiore. Il superstite è un ragazzo che vive con la madre (Dickie) in una piccola comunità di pescatori scozzesi, dove viene guardato con risentimento, rabbia e sospetto, calunniato, bullizzato, deriso e persino picchiato. Ha una sola amica in tutto il paese che non lo tratti come un lebbroso. Lui, emarginato e divorato dai sensi di colpa, si convince che il fratello potrebbe ancora essere vivo e scivola in un delirio psicotico che lo porta a gesti estremi.
Paul Wright esordisce dietro la macchina da presa con un film pretenzioso, velleitario (troppa macchina a spalla per sottolineare il piglio autoriale), che mentre riesce a raccontare dignitosamente il clima di rigetto nei confronti di un povero reietto, si perde tra continui flashback in uno sgranatissimo super8, scantonamenti fantastici che rasentano il ridicolo (per poi superarlo nel finale) e dialoghi scritti col piede sinistro.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta