Regia di Paul Wright vedi scheda film
E' più facile portare rispetto a chi muore in mare, piuttosto che a chi, fra di loro, si salvi. Queste parole, che ad un certo punto riecheggiano nel film, racchiudono anche il senso di quest'impegnativo esordio dello scozzese Wright. Aaron, ragazzo problematico, perde in un misterioso incidente in mare, il fratello maggiore. Con lui muoiono altri quattro ragazzi: solo Aaron torna a casa, non ricordando nulla del triste evento. Wright inizia a pedinare il superstite, un bravissimo George MacKay, dai giorni dell'esequie e dei ricordi, senza corpi e senza bare, e da subito si percepisce il clima del piccolo paese costiero, astioso verso il ragazzo, ritenuto, in qualche modo, colpevole d'essere ancora in vita. Dentro questa chiara situazione, tratteggiata con grande bravura, Paul Wright inserisce, però, tutta una serie di rimandi onirici, d'infantili leggende di mostri secolari, di filmini video 8, che tendono ad appesantire e a annacquare un po' tutto il lavoro, togliendogli quella forza che acquista subito, quando Aaron si rapporta con i vari abitanti del ridente paesello. Certamente l'idea di Wright non è un accumulo inutile, visto che aiuta a comprendere un finale simbolico e molto bello, ma non ha ancora i mezzi per padroneggiare un Cinema di così grande spessore. E' un bel tentativo, è un uscire dal "solito" film britannico tutto ferocia e piccola borghesia cattiva, ma questo è un film, comunque, da prendere con le pinze. Non per tutti. Niente da dire sugli attori e sulla fotografia, livida e in tema con il discorso e con i luoghi. Qualcosa di diverso dal bel cinema d'Albione.
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