Regia di Paul Wright vedi scheda film
In un villaggio scozzese di pescatori sei ragazzi della “meglio gioventù” partono su un peschereccio e vengono inghiottiti dal mare. Se ne salva solo uno, Aaron, e nessuno capisce come sia scampato al naufragio. La comunità è sconvolta, la madre del sopravvissuto piange il figlio maggiore Michael, che conduceva la barca; Aaron si convince che sia vivo da qualche parte e comincia a cercarlo. Ossessivamente. Intanto il paese lo emargina, anche con violenza. La superstizione lo travolge, e il giovane va di nuovo alla deriva. Aaron scivola in un delirio psicotico simile a quello del reduce protagonista di Bug di William Friedkin: per entrambi i contorni dell’incubo e della fantasia acquistano parvenze di realtà, fino a contagiare anche gli altri (per un attimo, ad esempio, la ragazza di Michael). Presentato alla Semaine de la Critique di Cannes 2013, e molto bene accolto nel Regno Unito, Il superstite è un film affascinante e misterioso, anche se il pedinamento del protagonista ripreso di spalle e nuca con macchina da presa a mano rivela qualche velleità autoriale di troppo. Tuttavia il rapporto della comunità con il superstite è molto ben descritto nei suoi toni drammatici, dai confronti nel pub alle angherie dei ragazzini, fino alle botte del padre della fidanzata e a quella rete che appende Aaron lasciandolo penzolare al porto, in una notte da tregenda. Quasi un horror dell’anima dove a essere inquietanti non sono i sopravvissuti.
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